Il Washington Post, quotidiano sotto la proprietà di Jeff Bezos, ha recentemente scelto di non pubblicare una vignetta di Ann Telnaes, nota disegnatrice satirica e vincitrice del premio Pulitzer. La vignetta in questione rappresentava figure eminenti del mondo tecnologico, un tempo critiche di Donald Trump, inginocchiate davanti a una statua dell’ex presidente, in un atto di omaggio evidente. Tra questi, oltre al stesso Bezos di Amazon, erano presenti Sam Altman di OpenAI, Mark Zuckerberg di Meta-Facebook e Patrick Soon-Shiong del Los Angeles Times. Telnaes ha reagito con forza alla censura, lasciando il giornale e diffondendo il suo disappunto online, dove il caso ha rapidamente guadagnato attenzione globale.

David Shipley, direttore delle pagine di opinione del Washington Post, ha risposto alla questione affermando di dissentire con l’interpretazione dei fatti di Telnaes. Tuttavia, la disegnatrice ha manifestato preoccupazioni profonde, definendo il rifiuto della pubblicazione come una deviazione pericolosa dai principi della stampa libera. Secondo Telnaes, questa è la prima volta che un suo disegno viene respinto per il contenuto mirato delle sue critiche, segnalando una potenziale preoccupazione più ampia per la libertà di espressione.

La decisione del Post è stata ulteriormente giustificata da Shipley, sostenendo che il rifiuto era stato motivato dalla recente pubblicazione di un editoriale sul medesimo argomento e dall’imminente uscita di un pezzo satirico sul tema. Tuttavia, questa spiegazione non è riuscita a smorzare le speculazioni circa la vulnerabilità crescente della stampa nel contesto di un potere politico in evoluzione.

Con la prospettiva di un ritorno più consolidato di Trump nel panorama politico rispetto al 2016, molte testate giornalistiche progressiste non godono più dell’”effetto Donald” che, in passato, aveva incrementato le loro vendite e ascolti. Al contempo, diverse di queste testate sono ora sotto il controllo di magnati e colossi tecnologici che mirano a evitare scontri con Trump, cercando piuttosto vantaggi in termini di deregolamentazione e partnership governative.

I personaggi immortalati da Telnaes sono accusati di aver cercato vantaggi dalla presidenza Trump, come riflette la vignetta stessa. Ad esempio, si racconta di testate che hanno evitato di sostenere apertamente oppositori di Trump, come Kamala Harris. Anche la Disney, rappresentata da un Topolino prosternato, ha scelto di risolvere una controversia con Trump, accettando di pagargli ingenti danni, piuttosto che sfidarlo in tribunale.

Nonostante il tono satirico pungente della vignetta, il messaggio di fondo resta chiaro e incisivo. Il commento stesso di Trump, che nota come otto anni fa fosse sfidato da tutti e oggi tutti desiderino essere suoi alleati, sottolinea la trasformazione che attraversa il panorama mediatico e politico negli Stati Uniti.

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