In Iran, la situazione dei giornalisti continua a essere estremamente critica. Amir Kalhor, ex giornalista del quotidiano riformista Sharg, ha dovuto abbandonare il paese nel 2022, una settimana dopo la morte di Mahsa Amini, a causa delle pressioni subite dai servizi segreti del regime. Kalhor, rifugiatosi a Londra, sottolinea l’impossibilità di fare giornalismo in Iran. Un’altra reporter, rimasta a Teheran, conferma tale affermazione, richiedendo l’uso di uno pseudonimo per evitare di incorrere in detenzioni dure come quella che ha vissuto Cecilia Sala, una giornalista arrestata in Iran.
Nel contesto iraniano, arresti e detenzioni di giornalisti sono all’ordine del giorno. La detenzione di Cecilia Sala non ha suscitato grande attenzione a livello locale, proprio a causa di questa triste normalità. Tuttavia, l’arresto di Sala, che era in Iran con un visto regolare, era probabilmente finalizzato a un possibile scambio con Mohammad Abedini, un ingegnere iraniano arrestato a Milano su richiesta degli Stati Uniti. Tale modalità è conosciuta come “diplomazia degli ostaggi”, una pratica costante della Repubblica islamica sin dalla sua nascita nel 1979.
L’ala più rigida del regime iraniano, rappresentata dai giovani pasdaran, ha visto nell’incarcerazione di Sala uno strumento per ricordare all’Europa i pericoli di allinearsi con la politica di massima pressione dell’ex presidente statunitense Donald Trump. Tuttavia, la sua liberazione è stata interpretata come un’apertura dell’ala riformista del regime, che cerca di migliorare i rapporti con l’Occidente e rilanciare l’accordo sul nucleare.
Nonostante il rilascio di Sala, le sfide interne al regime iraniano restano significative: il malcontento popolare, una crisi economica acuta con inflazione galoppante e frequenti blackout energetici minano la stabilità del governo. La preoccupazione per un eventuale ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti è palpabile tra le autorità iraniane, ed è probabile che Teheran veda una potenziale mediatrice in Giorgia Meloni per facilitare il dialogo con Washington, sebbene si tratti di mere speculazioni.
Reporter Senza Frontiere celebra il ritorno in libertà di Sala e richiama attenzione sulla sorte dei 25 giornalisti ancora detenuti nelle carceri iraniane. La comunità internazionale segue con attenzione l’evolversi della situazione, sperando che il cammino verso una maggiore libertà di stampa e diritti umani possa trovare spazio anche in un contesto così complesso.