Recentemente, il presidente statunitense ha sottolineato i suoi eccellenti rapporti con entrambe le parti coinvolte nel conflitto in Ucraina. Tuttavia, non ha esitato a ricordare alla Russia possibili conseguenze drastiche nel caso in cui non accetti un cessate il fuoco di 30 giorni, firmato dagli ucraini a Gedda. Queste misure – ha dichiarato – potrebbero essere economicamente sfavorevoli per Mosca, sebbene non auspichi di ricorrervi, preferendo una soluzione pacifica.
La sua posizione è stata chiara anche durante una conferenza stampa con il premier irlandese, Micheál Martin, dove ha affermato che una tregua risponde all’interesse della Russia. Dal canto suo, il presidente russo si è presentato in tenuta mimetica al fronte nel Kursk, accompagnato dal capo di stato maggiore Gerasimov, per esaminare la situazione e incitare le truppe. Ha inoltre ribadito che i militari ucraini catturati nel Kursk saranno trattati come terroristi, ribadendo la determinazione russa a liberare l’area.
In questo contesto, è emerso un documento di un think tank vicino ai servizi segreti russi che suggerisce una strategia più aggressiva per indebolire la posizione statunitense sull’Ucraina. Esso prevede riconoscimento dei territori conquistati e propone la creazione di zone cuscinetto e demilitarizzate. Tuttavia, il governo russo, attraverso il portavoce Dmitri Peskov, ha preso le distanze dalle proposte del documento, ritenendole contraddittorie.
Nel frattempo, inviati americani sono attesi a Mosca per discutere ulteriormente. L’inviato speciale di Trump e i suoi consiglieri per la sicurezza sono già impegnati in dialoghi strategici. Le autorità ucraine, guidate da Zelensky, puntano su azioni decise per consolidare le loro posizioni e il ripristino degli aiuti militari rappresenta un significativo vantaggio per Kiev.