Il conflitto tra Ucraina e Russia continua a essere al centro della scena internazionale, sollevando tensioni e sfide significanti tra le potenze coinvolte. Alla base delle proposte di cessate il fuoco avanzate dagli Stati Uniti si trovano due prospettive nettamente opposte. Da un lato, l’Ucraina vede l’accordo raggiunto in Arabia Saudita come un’opportunità per migliorare i rapporti con l’allora amministrazione americana di Donald Trump, a seguito delle tensioni sorte dall’incontro del 28 febbraio tra il presidente ucraino Zelensky, Trump e il suo vice JD Vance. Dall’altro lato, il leader russo Vladimir Putin non rinuncia alla sua missione originale di assoggettare l’Ucraina, desiderando mantenerla sotto l’influenza russa. Ogni sospensione delle ostilità che rafforzi la sovranità ucraina e la sua alleanza con l’Occidente rappresenta per Putin un grave insuccesso.

In termini di risultati attuali, il presidente ucraino Zelensky può ritenersi temporaneamente soddisfatto. Dopo la pausa nei sostegni militari a causa della crisi di febbraio, gli Stati Uniti hanno ripreso il loro supporto cruciale. Questo include un rinnovato flusso di aiuti militari e il ripristino della collaborazione con le forze di intelligence americane, così come l’invio di missili antiaerei fondamentali per proteggere lo spazio aereo ucraino. Inoltre, si attende a Kiev la visita imminente dell’inviato speciale statunitense Keith Kellogg, per negoziare un eventuale sfruttamento delle risorse minerarie ucraine – un passo che potrebbe risollevare il morale dei soldati sul fronte. Tuttavia, rimane un punto debole: Zelensky non ha ottenuto garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti che, contrarie all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, hanno esposto il presidente a critiche interne.

La situazione per l’Ucraina dopo il “sì condizionale” russo appare complicata. In seguito al summit di Gedda, Zelensky aveva espresso ottimismo, convinto che ora fosse Mosca a dover rispondere. Trump aveva accettato di considerare un armistizio di 30 giorni, centrato sul Mar Nero e altre aree strategiche, spostando così la responsabilità del conflitto sull’aggressività russa. Comunque, la replica di Putin sembra rendere la situazione intricata: il presidente russo è inflessibile nel richiedere concessioni ucraine significative, come la cessione delle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Inoltre, esige che l’intesa includa un’interruzione della cooperazione militare tra Ucraina e USA, poiché ritiene che proseguire nella militarizzazione ucraina durante la tregua possa rafforzare le capacità belliche ucraine.

Le richieste di Putin legano la questione ucraina alla restaurazione delle relazioni bilaterali russo-americane, con una visione in cui l’Europa verrebbe emarginata. Infatti, il presidente russo suggerisce accordi con gli Stati Uniti per lo sfruttamento delle proprie risorse, sottolineando una visione di politica internazionale in cui le potenze mondiali decidono la sorte degli Stati più deboli. Questo assetto geopolitico delinea una sovranità ucraina sotto un controllo russo quasi totale, riproponendo scenari storici di espansionismo imperiale.

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