Nel panorama contemporaneo, il conclave esercita un fascino particolare, soprattutto nell’era dell’iperpubblico. Le dinamiche di questa elezione sono avvolte da un alone di segretezza (anche se non del tutto assoluto), tensioni palpabili (sebbene meno teatrali rispetto ai film) e protagonisti influenti, che non formano due fazioni contrapposte, ma piccoli gruppi. Questa complessa struttura intriga ancor di più grazie ai molti “in realtà” che emergono nel racconto del processo.
Ciò che sorprende è quanto numerosi fedeli e cardinali, profondamente credenti, invochino una guida misericordiosa, mentre c’è chi sostiene che, comunque, le decisioni vere siano il risultato di difese teologiche o battaglie su questioni di morale sessuale. Al contrario, alcuni, che interpretano la procedura elettorale come un rigido esercizio democratico con un quorum elevato, sono convinti del ruolo preponderante della divina provvidenza, suggerendo che, sebbene molte diocesi possano essere lasciate alla deriva, Roma sia sempre sotto la vigilanza diretta del divino.
Spesso si presenta anche l’idea che lo Spirito Santo abbia già selezionato il nuovo Papa, ma in considerazione dei mezzi di comunicazione, 135 cardinali partecipano a una sorta di spettacolo, caratterizzato da abiti rossi, senza reale competizione. Questa idea deriva dalla forzatura di un racconto biblico. Nei racconti degli Atti degli apostoli, quando viene scelto il successore di Giuda, non si procede con una votazione, ma con un sorteggio dopo aver chiesto a Dio di rivelare il prescelto. Una procedura simile fu usata in Russia nel 1917 per nominare il patriarca Tichon, ma a Roma questa modalità non è mai stata adottata.
La ragione dietro questa scelta non riguarda una mancanza di interesse mistico o timore da parte del papato di adottare tale metodo. Piuttosto, la Chiesa cattolica si fonda su un insieme di norme consolidate nel tempo, che sebbene possano sembrare opprimenti, fungono da guida essenziale. Queste norme mantengono la struttura, evitando che l’autorità del Papa si trasformi in un arbitrio casuale. Le regole del conclave, quindi, sono un pilastro che resiste al passare degli anni, accogliendo anche cardinali scomunicati, come nel caso attuale di Angelo Becciu, cui non è stata revocata la berretta.
Conqueste norme, una volta eletto, il nuovo Papa non esalterà il divino per la sua elevazione e non lo farà al balcone. Lo ringrazierà internamente, come avviene quotidianamente dalla sua ordinazione. In quel momento solenne, esprimerà gratitudine ai cardinali, seguendo l’esempio dei suoi predecessori come Luciani, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio. Infine, prenderà su di sé la missione, secondo il Credo, di lavorare affinché la Chiesa rimanga un centro solidale e profetico, resistente alle promesse di una morale imposta per legge, dove l’immagine del Signore si riflette sempre nei volti dei poveri.