La Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha ospitato numerosi dibattiti accesi sui regolamenti tecnologici europei, con un intenso intervento del vicepresidente americano JD Vance che ha preso di mira le politiche dell’Unione Europea. Il discorso di Vance ha messo in evidenza il suo disaccordo con le normative europee riguardanti la disinformazione e i contenuti illegali sui social media, paragonandole alla censura del periodo sovietico e criticando i funzionari europei che le fanno rispettare, accusati di agire come “commissari”.
L’intervento del vicepresidente degli Stati Uniti, arrivato pochi giorni dopo la sua partecipazione al Summit sull’Intelligenza Artificiale a Parigi, ha sollevato forti obiezioni nei confronti delle leggi tecnologiche europee, accusate di ostacolare l’innovazione e il progresso delle tecnologie AI. Il tono del discorso si inserisce nel contesto delle crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea in merito alla regolamentazione dei giganti tecnologici. Esponenti di aziende come Meta e X, appartenenti rispettivamente a Mark Zuckerberg e Elon Musk, hanno sostenuto che le multe applicate dall’UE possano essere viste come veri e propri dazi.
L’Unione Europea, dal canto suo, ha mantenuto una risposta moderata. Henna Virkkunen, figura di spicco per la politica tecnologica dell’UE, ha dichiarato che le norme europee si applicano in modo uniforme sia alle imprese europee che a quelle americane o cinesi, sottolineando come l’UE non stia regolamentando i contenuti sulle piattaforme online, ma piuttosto creando un quadro legislativo che tutti devono rispettare.
In Germania, che si prepara per le elezioni, ha suscitato particolare eco l’argomento delle interferenze elettorali straniere attraverso i social media, con funzionari che segnalano campagne orchestrate per influenzare il voto. Tuttavia, Vance ha ridimensionato le preoccupazioni europee riguardanti le possibili ingerenze, giudicando assurda l’idea che campagne da paesi stranieri possano destabilizzare una democrazia solida.
Questo scontro su come gestire e regolamentare le piattaforme digitali rappresenta solo una parte della pressione continua esercitata dagli Stati Uniti sull’UE per rivedere le sue normative tecnologiche. Il Digital Services Act dell’Unione Europea prevede sanzioni severe per le violazioni commesse dalle piattaforme social, motivo di protesta da parte di attori importanti nel panorama tecnologico globale come Meta e X, già colpiti da pesanti multe.
La risposta politica in Europa è stata varia. Alcuni legislatori, come Nathalie Loiseau e Damian Boeselager, sollecitano una difesa più assertiva della sovranità digitale, criticando l’atteggiamento prudente della Commissione Europea. D’altra parte, ci sono voci che suggeriscono di evitare confronti diretti con gli Stati Uniti, ritenendo che una comunicazione più strategica sia necessaria per promuovere l’indipendenza digitale europea.
In ultimo, l’ex deputata europea Marietje Schaake sottolinea come gli attacchi dalle figure statunitensi debbano motivare l’Europa a rafforzare la sua autonomia nel dominio digitale, riducendo la dipendenza dalle tecnologie americane. Laurens Cerulus ha fornito aggiornamenti da Monaco, supportato nella redazione da Eliza Gkritsi da Bruxelles, con contributi aggiuntivi di Antoaneta Roussi e Joshua Posaner a Monaco.