Un insieme complesso di normative dell’Unione Europea, progettato per affrontare il cambiamento climatico, si sta delineando come un ostacolo significativo tra l’Europa e l’acquisto di maggiori quantità di gas dagli Stati Uniti. Questa situazione ha allarmato esperti del settore e politici. Il presidente statunitense Donald Trump ha affermato che l’UE potrebbe evitare tariffe commerciali paralizzanti semplicemente acquistando petrolio e gas americani. Tuttavia, mentre i funzionari UE si sono detti disponibili a negoziare con Washington, le prossime regolamentazioni ambientali potrebbero rappresentare una sfida seria.
Nel 2027, l’UE inizierà a penalizzare le aziende che importano combustibili non conformi alle nuove norme sulle emissioni di metano. Queste regole, sviluppate in collaborazione con l’amministrazione Biden, sembrano in conflitto con la posizione di Trump, che intende ridurre al minimo le regolamentazioni sul metano. Una tale discrepanza potrebbe comportare costi aggiuntivi per il gas statunitense export verso il mercato europeo.
La questione è fonte di preoccupazione, come evidenziato da Matteo Mazzoni di ICIS, che ha definito la situazione una “tensione potenziale”, poiché le nuove misure potrebbero agire come una sorta di tariffa doganale, aggiungendo costi operativi agli esportatori. Il metano è particolarmente nocivo per l’ambiente, contribuendo notevolmente al riscaldamento globale, e le nuove linee guida dell’UE mirano a limitare le sue emissioni attraverso un monitoraggio rigoroso.
A partire da subito, le importazioni di carburante nell’UE dovranno raccogliere dettagli sulla quantità di metano emessa durante la loro produzione. Entro due anni, chi non rispetterà questi criteri sarà soggetto a un sistema di penalità, che potrebbe prevedere multe per gli esportatori. Nel frattempo, Trump ha adottato una strada opposta, revocando ordini ambientali per incrementare la produzione di combustibili fossili.
Questa divergenza avrà conseguenze inevitabili sulle regolamentazioni europee. La Commissione Europea ha sottolineato che nulla cambierà per le importazioni americane di gas, che rientreranno sotto le attuali normative sul metano. Inoltre, dal 2026, l’UE applicherà una tassa sulle importazioni di beni con alta intensità di carbonio, come l’acciaio e i fertilizzanti, qualora non rispettino gli standard europei. Questa politica del carbonio alle frontiere potrebbe inasprire il dialogo commerciale con gli Stati Uniti, suscitando critiche in entrambe le direzioni.
Leslie Palti-Guzman, del Center for Strategic and International Studies, ha sottolineato il rischio di contrasti, con le tasse sulle emissioni straniere che potrebbero essere percepite come rappresaglia contro le tariffe di Trump. C’è incertezza anche su un’iniziativa del Dipartimento dell’Energia statunitense volta ad istituire un quadro per il monitoraggio e la segnalazione delle emissioni di metano dai carichi di GNL. Un abbandono di questo progetto complicherebbe ulteriormente le vendite di gas ai compratori europei.
Jutta Paulus, del Parlamento europeo, ha affermato che le regole del metano dell’UE non costituiscono tariffe, ma piuttosto un incentivo a garantire forniture affidabili, riducendo sprechi energetici ed economici. Tuttavia, voci critiche come Filip Turek, rappresentante del Parlamento europeo del partito Motorists della Repubblica Ceca, si oppongono alla regolamentazione, definendola eccessiva e dannosa per gli interessi economici di entrambe le sponde dell’Atlantico.
Questa situazione contiene il rischio di ulteriori complicazioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa, in un contesto dove le politiche climatiche potrebbero divenire causa di attriti economici e diplomatici.