La Russia, leader mondiale nella produzione di grano dopo Cina e India, ha registrato l’anno scorso un calo significativo del 16% nella produzione di grano, un fenomeno che non può essere attribuito esclusivamente alle condizioni climatiche. Questo declino, infatti, è simbolo di problemi più profondi legati alle dinamiche interne del Paese sotto l’attuale regime.
Nonostante l’idea diffusa che le sanzioni occidentali siano inefficaci e che il Cremlino abbia preso contromisure efficaci, la realtà dell’economia russa presenta crepe significative. L’apparato economico-militare, sotto la guida di Vladimir Putin, ha impedito alla governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina di aumentare i tassi d’interesse, anche di fronte a un’inflazione sempre meno controllabile. All’inizio di quest’anno, dati agricoli rivelano che la produzione totale di derrate vegetali in Russia è scesa del 14%, mentre la produzione di grano è crollata da 98,2 a 82,4 milioni di tonnellate.
Questo dato rappresenta una perdita equivalente alla quasi intera produzione di una nazione agricola come l’Argentina, o quattro volte quella dell’Italia. Il declino della produzione agricola in Russia non può essere attribuito solo ai capricci del clima ma anche a decisioni politiche e economiche umane.
Esperti del settore, come Alexander Kolyandr e Alexandra Prokopenko di “The Bell”, suggeriscono che il calo nella produzione sia influenzato anche dall’economia di guerra e dalle politiche dittatoriali, che demotivano gli agricoltori i quali ricevono poco sostegno economico per incrementare la loro attività. Le restrizioni e i dazi imposti dal governo moscovita sulle esportazioni mirano a contenere l’inflazione interna ma, nel contempo, deprimono i guadagni degli agricoltori, scoraggiando ulteriori investimenti e produzione.
Anche i problemi demografici e le difficoltà nel reperimento di attrezzature agricole, aggravate dalle sanzioni, stanno contribuendo a creare una carenza di forza lavoro e a costi di produzione più alti. Questi fattori concorrono a inceppare il sistema produttivo agricolo della Russia, uno dei principali granai del mondo, in un momento in cui l’inflazione continua a crescere e gli operatori del settore si impoveriscono.
Forse Vladimir Putin mantiene ancora una parvenza di invincibilità, anche grazie all’arsenale nucleare del Paese. Tuttavia, la gestione economica sta minando le basi stesse della macchina da guerra russa. L’auspicio è che un’Ucraina libera e democratica riesca a rimanere solida mentre la Russia affronta difficoltà crescenti sotto il regime di Putin, una variabile critica in un conflitto che ormai si dipana da tre anni.