Negli ultimi giorni, la discussione sull’intelligenza artificiale cinese ha suscitato un notevole allarme tra i mercati occidentali, le grandi aziende tecnologiche e i governi. Questo tsunami di preoccupazioni è stato innescato dal rilascio di un chatbot cinese, DeepSeek, presentato come un potenziale avversario dei colossi di settore come ChatGPT, ma a costi di formazione e gestione significativamente inferiori. Tuttavia, una pericolosa falla è stata evidenziata da numerosi utenti: il chatbot sembra replicare la propaganda del governo cinese.

Una delle prime anomalie riscontrate riguarda la sua incapacità di affrontare argomenti tabù come le proteste di piazza Tiananmen del 1989. Quando sollecitato su questo tema, il chatbot evita di rispondere direttamente, asserendo di non avere competenza in merito. Alcuni utenti hanno scoperto che aggirando il problema con l’uso di simboli al posto delle lettere, il chatbot poteva comunque essere indotto a fornire risposte più dirette.

Un’indagine condotta da POLITICO ha evidenziato una preoccupante tendenza del chatbot a ignorare termini controversi e allinearsi strettamente con la narrazione ufficiale del governo cinese su varie tematiche, inclusa la pandemia di coronavirus, i dazi e le relazioni commerciali con l’Unione Europea. Le risposte del chatbot spesso riecheggiano espressioni familiari alla propaganda cinese, inserendo vocaboli come “cooperazione vantaggiosa”, “beneficio reciproco” e l’accusa di “stigmatizzazione” della Cina da parte di altre nazioni.

Quando interpellato riguardo le origini del Covid-19, DeepSeek ha presentato una risposta che rispecchiava dichiarazioni ufficiali cinesi, sottolineando la necessità di un approccio scientifico nella tracciabilità del virus, opponendosi a quella che definiva stigmatizzazione e politicizzazione dell’argomento. Simili toni di difesa si riscontrano anche in questioni commerciali, come le controversie tariffarie sotto l’amministrazione Trump, dove il chatbot evidenzia l’importanza del dialogo e della cooperazione come metodo per risolvere le dispute, riflettendo enunciati analoghi emessi dall’ambasciata cinese.

Quando interrogato sugli effetti delle regolamentazioni UE sul lavoro forzato, DeepSeek non ha fornito dettagli espliciti sui paesi più colpiti, evidenziando piuttosto un auspicio per il rispetto delle leggi e una cooperazione internazionale equa. Anche in domande su problemi politici e di sicurezza, come la relazione tra la Cina e Taiwan, il chatbot ha reiterato la posizione tradizionale del governo cinese, ribadendo concetti di sovranità e integrità territoriale che richiamano dichiarazioni ufficiali.

Questo comportamento del chatbot non fa altro che sollevare interrogativi sulla sua capacità di operare obiettivamente e al di fuori delle influenze governative. Mentre l’intelligenza artificiale continua a evolversi e influenzare profondamente le interazioni socio-economiche globali, rimane fondamentale garantire che queste tecnologie possano operare indipendentemente e non diventino strumento di supporto narrativo per interessi politici.

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