A Bruxelles, un acceso confronto si è svolto tra le figure di spicco dell’Unione Europea, mettendo momentaneamente da parte la consueta unanimità tra i funzionari della Commissione europea. L’attuale responsabile del dipartimento sul clima dell’UE e il predecessore del commercio hanno scambiato opinioni pungenti sui social media, mettendo in luce un dibattito acceso sulla regolamentazione ambientale degli ultimi cinque anni. L’interlocuzione, che ha animato le discussioni in pubblico, si è svolta su LinkedIn, dove Kurt Vandenberghe, l’attuale Direttore Generale per l’Azione sul Clima, ha sostenuto che, con gli Stati Uniti in ritirata sull’azione climatica, le rigide normative ambientali dell’UE rappresentano un potenziale attrattivo per nuovi investimenti. Tuttavia, Jean-Luc Demarty, ex responsabile del commercio della Commissione, ha subito bocciato l’argomento come non serio, evidenziando il rischio che le aspirazioni ambientali dell’UE possano comprometterne settori chiave come l’automobilismo e l’agricoltura.
Demarty, radicato nell’industria agricola, ha argomentato con enfasi che l’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050 non è realizzabile senza gravi ripercussioni sulle economie nazionali. La risposta di Vandenberghe non si è fatta attendere, supportata da dati economici che sottolineavano l’onere economico dei combustibili fossili, con più di 1 miliardo di euro spesi giornalmente dall’Unione per l’importazione di carbone, petrolio e gas. Vandenberghe ha dipinto un futuro in cui la continuazione a supportare vecchie industrie potrebbe trasformare l’Europa in una grande area deindustrializzata, proponendo che solo investendo nei settori futuri si potrà garantire un progresso economico e ambientale sostenibile.
Questo scambio non comune tra due alti funzionari europei ha catturato l’attenzione, essendo considerato inusuale e, al contempo, benefico per un confronto pubblico. Il momento è stato particolarmente significativo, considerando l’attuale spinta della Commissione verso la deregolamentazione, sottolineata da recenti riforme legislative. Il vicepresidente del gruppo socialista nel Parlamento europeo, Mohammed Chahim, ha avvertito dei rischi nascosti dietro la semplificazione normativa, che potrebbe indebolire leggi ambientali esistenti.
La critica di Demarty ha portato alla luce la tensione interna tra chi ritiene che l’approccio verde dell’UE sia stato esagerato e necessiti di una revisione. Malgrado la sua fedeltà alla Commissione e il supporto alla lotta al cambiamento climatico, Demarty è dubbioso sull’efficacia della strategia competitiva proposta da Vandenberghe. La situazione globale, secondo lui, lascia l’UE isolata nelle sue azioni, potenzialmente danneggiando le sue industrie tradizionali senza un impatto globale significativo.
La Commissione, attraverso la sua “Bussola della Competitività”, ha proposto che il rinnovamento economico passi attraverso l’industria pulita. Tuttavia, la disputa ha mostrato che l’unanimità sul futuro delle politiche climatiche è ancora lontana, con la richiesta di Demarty di portare avanti il dibattito lontano dai riflettori pubblici, suggerendo che il confronto deve proseguire in maniera più riservata. Così, nonostante il decoro fosse ripristinato, le questioni sollevate rimangono aperte, pronte ad alimentare ulteriori discussioni.