La posizione unita all’interno della Banca Centrale Europea (BCE) sta mostrando segni di cedimento, mentre la necessità impellente di reperire fondi per il riarmo dell’Europa minaccia di oscurare le preoccupazioni di natura legale e tecnica sulla gestione dell’euro. L’implicito ritiro delle garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa, avvenuto dopo un contrasto nel’ufficio ovale tra il Presidente americano Donald Trump e l’omologo ucraino Volodomyr Zelenskyy, ha spinto i leader europei a cercare strategie per aumentare rapidamente le spese per la difesa. Tuttavia, i governi si trovano a fronteggiare una mancanza di liquidità e già soffrono di alti livelli di debito. Di conseguenza, stanno considerando la possibilità di sequestrare circa 200 miliardi di euro di riserve della Banca Centrale russa attualmente bloccate in Belgio, utilizzate come garanzia per un prestito del G7 all’Ucraina di 50 miliardi di euro.
Tradizionalmente, la BCE, situata a Francoforte, ha espresso preoccupazione verso azioni più decise, sostenendo che potrebbero compromettere la posizione dell’euro sui mercati finanziari internazionali. Tuttavia, venerdì, Mārtiņš Kazāks, governatore della Banca di Lettonia, ha appoggiato per primo la confisca di tali fondi, affermando che potrebbe essere una “opzione praticabile per supportare l’Ucraina nella sua lotta per la libertà e l’opposizione all’aggressione.” Tali affermazioni, provenienti da un rappresentante di un Paese frontaliero della Russia, riconoscono la necessità di un intervento più audace, anche a costo di destabilizzare i mercati globali. Questo suggerisce che la situazione in rapida evoluzione potrebbe imporre un nuovo consenso tra le autorità di Francoforte. Oltre a Kazāks, sostenitori dell’iniziativa si trovano anche tra i funzionari di altre banche centrali baltiche, sebbene pubblicamente mantengano una linea differente. Le banche centrali di Estonia e Lituania non hanno rilasciato commenti sulla questione.
Numerosi membri del sistema dell’euro, protetti dall’anonimato per poter discutere liberamente di una questione così delicata, hanno indicato che la recente mancanza di sostegno americano ha indebolito la loro posizione. Sono consapevoli che i politici potrebbero procedere secondo i loro desideri, malgrado le riserve. Tuttavia, Christine Lagarde, Presidente della BCE, continua ufficialmente a sostenere la linea tradizionale. In osservazioni prudenti effettuate giovedì, ha evidenziato i consueti rischi legali legati alla confisca, ma ha ammesso che la decisione finale spetterà ai governi e che la BCE ha soltanto un ruolo consultivo. Ha rimarcato che “L’aspetto legale su cui verrà presa una decisione sarà cruciale per gli altri investitori.”
La tenace opposizione della BCE ai sequestri di beni russi è radicata da un lato nella normativa, dall’altro nella tradizione. I critici ritengono che la confisca potrebbe instillare dubbi sulla sicurezza degli asset detenuti in Europa da altre banche centrali, minando la fiducia nell’euro quale valuta di riserva. Questo fenomeno potrebbe danneggiare gli sforzi europei di tanti anni per promuovere l’euro quale alternativa al dollaro, proprio quando l’instabilità negli atteggiamenti statunitensi a livello internazionale rende ancora più urgente la necessità di una valuta alternativa.