In Ontario, il premier Doug Ford ha recentemente alzato i toni contro il presidente statunitense Donald Trump, minacciando ritorsioni economiche qualora il Canada diventasse bersaglio di una guerra commerciale. Tra le azioni ipotizzate, Ford ha menzionato l’interruzione delle forniture energetiche agli Stati Uniti e il divieto di vendita degli alcolici americani nella provincia canadese. Indossando un cappello simile a quello dei sostenitori di Trump, con la scritta “Il Canada non è in vendita”, Ford ha dichiarato di voler adottare misure economiche di pari intensità nei confronti degli Stati rossi americani.
Durante un’intervista, Ford si è descritto come un combattente nella sfera politica, pronto a rispondere duramente alle provocazioni altrui. Sebbene abbia espresso l’opinione che potrebbe instaurare un buon rapporto con Trump, Ford non intende cedere a compromessi, ma anzi amplificare la retorica di confronto. La sua strategia sembra sfidare il tradizionale approccio remissivo di altri leader mondiali, puntando a guadagnarsi il rispetto con coraggio e schiettezza.
Ford appare come un uomo sicuro di sé, impegnato a mostrare un’immagine forte sul piano internazionale, confidando che i suoi gesti decisi possano influenzare la percezione americana e scoraggiare eventuali conflitti commerciali. Tuttavia, c’è un rischio intrinseco: se il premier canadese dovesse sbagliarsi nelle sue valutazioni, le tensioni potrebbero intensificarsi a discapito degli interessi economici del Canada.
Nonostante Ford abbia chiarito che non desidera implementare le minacce annunciate, ha anche sottolineato il suo impegno a lavorare in collaborazione con Trump. È emerso come un esempio di come la politica canadese sia cambiata nel contesto della presidenza Trump, in netto contrasto con l’approccio più conciliante del primo ministro Justin Trudeau. Questo cambiamento di paradigma evidenzia un crescente divario tra la politica populista rappresentata da Ford e la politica progressista di Trudeau, il cui supporto sta diminuendo con il crescere del malcontento elettorale.
La strategia di Ford sembra calcolata anche sul piano nazionale, con elezioni anticipate in vista e l’obiettivo di consolidare il suo ruolo nel panorama politico dell’Ontario. Presentandosi come l’alternativa credibile tra un primo ministro federale liberale e un presidente statunitense di destra, Ford cerca di attrarre una base elettorale diversificata che include lavoratori e classi medie.
In definitiva, l’approccio di Ford potrebbe essere visto come un azzardo politico, teso a ridefinire la relazione bilaterale tra Canada e Stati Uniti in termini più diretti e costituisce un esperimento interessante sulla scena mondiale. Ford crede che le affinità personali e politiche tra lui e Trump possano facilitare un dialogo piuttosto che un conflitto. Tuttavia, resta da vedere se questa strategia audace riuscirà a imprimere un cambio di rotta nelle relazioni con l’amministrazione statunitense o se si tradurrà in un clamoroso errore di calcolo politico.
Mah, non so quanto sia una buona idea minacciare gli americani con queste misure. Mi sembra un azzardo troppo grande che potrebbe ritorcersi contro il Canada.