Il giornale tedesco Welt si trova al centro di una tempesta mediatica in seguito alla pubblicazione di un editoriale scritto da Elon Musk, in cui il miliardario esprimeva il suo sostegno al partito di estrema destra AfD, definendolo “l’ultima scintilla di speranza per la Germania”. Questo gesto ha sollevato un acceso dibattito, non solo all’interno del quotidiano, ma anche nel panorama giornalistico tedesco, spaccando le opinioni tra coloro che ritengono l’editoriale una “minaccia alla democrazia” e chi, seppur meno numerosi, sono più aperti a diverse prospettive.

Le reazioni non si sono fatte attendere e tra queste spicca la decisione di Eva Marie Kogel, caporedattrice della sezione Opinioni del giornale, che ha presentato le sue dimissioni in disaccordo con la scelta editoriale. Il suo annuncio, divulgato tramite un post su X, il social network di proprietà di Musk, è stato accolto con rammarico da molti colleghi.

Il dibattito interno al giornale era iniziato già alla vigilia di Natale, quando si discuteva l’opportunità di dare voce a Musk, un personaggio che non rappresenta certo una figura neutrale nel panorama politico. Molti, tra cui Franziska Zimmerer, altra figura di spicco nella redazione del Welt, hanno espresso il loro dissenso, argomentando che l’articolo di Musk, “privo di argomentazioni solide”, non avrebbe dovuto trovare spazio sulle loro pagine.

A dare voce alla critica è intervenuta anche l’associazione professionale dei giornalisti tedeschi, il Deutscher Journalisten Verband, che ha duramente censurato il giornale per aver concesso, a suo dire, una piattaforma per la propaganda politica mascherata da giornalismo. Secondo il presidente dell’associazione, Mika Beuster, l’editoriale di Musk rappresenta una “campagna elettorale per un partito estremista di destra”.

Questa vicenda sottolinea quanto sia delicato, nell’attuale panorama mediatico, il confine tra dare spazio a diverse opinioni e diventare megafono inconsapevole di posizioni estremiste. È un monito per tutte le redazioni a considerare attentamente le implicazioni delle loro scelte editoriali, evitando di essere strumentalizzate dai potenti con interessi politici.

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