La scena al Palazzo dell’Eliseo era animata e carica di tensione. A gennaio, l’élite tecnologica della Francia si riuniva per un pranzo con Emmanuel Macron nel prestigioso Salon des Ambassadeurs. Alla tavola erano presenti figure di spicco come Arthur Mensch di Mistral, Antoine Bordes di Helsing e l’imprenditore miliardario Xavier Niel. Mentre alcuni ospiti si sforzavano di rispettare le rigide regole dell’etichetta francese, coloro legati al mondo della tecnologia avevano un messaggio chiaro per il presidente: la corsa per emergere come leader mondiale nell’intelligenza artificiale era già cominciata, e l’Europa sembrava stesse perdendo terreno. Quella che era una previsione si rivelò presto una verità incombente.

Solo una settimana dopo, l’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo al progetto Stargate scosse l’intero settore: un investimento colossale di 500 miliardi di dollari nell’infrastruttura dell’IA minacciava di spazzare via qualsiasi concorrenza. La notizia del 21 gennaio non solo scioccò Parigi ma fece tremare l’intero continente europeo. “Ha sconvolto tutti… Un velo di improvvisa tristezza calò sulle discussioni, con chi aveva fede nella capacità europea di raccogliere fondi di tale portata che veniva meno”, commentò Laure de Roucy-Rochegonde, esperta del settore presso il think tank parigino IFRI. Anche solo una parte di quell’enorme finanziamento, se raggiunto, avrebbe superato qualsiasi investimento previsto in Europa.

L’avvicinarsi del Vertice sull’Intelligenza Artificiale, pianificato per febbraio a Parigi, minacciava di trasformarsi in un evento minore, nonostante gli ambiziosi obiettivi di Macron, mirati a mettere in luce sostenibilità e inclusività. Tuttavia, un nuovo sviluppo nello scenario globale dell’IA riaccese le speranze. La startup cinese DeepSeek annunciò di aver realizzato un chatbot all’avanguardia a costi notevolmente ridotti rispetto a concorrenti come il ChatGPT di OpenAI, suggerendo che nella corsa all’IA il denaro non era l’unico fattore determinante.

Il vertice di Macron, inizialmente concepito per promuovere una tecnologia AI più accessibile, attirò l’attenzione di alti funzionari internazionali come JD Vance, il primo ministro indiano Narendra Modi e Ding Xuexiang, viceprimo ministro cinese. La risposta emotiva di Parigi all’annuncio di Trump portò a una presa di posizione più assertiva, con il summit che cercava di dimostrare le potenzialità dell’Europa e sostenere il settore tecnologico emergente del continente. Secondo un funzionario europeo, l’evento divenne un “festival di Cannes” delle startup europee, puntando a stimolare il supporto degli investitori locali.

Macron, sin dall’inizio del suo mandato, ha visto nell’IA e nella tecnologia un’opportunità strategica, con l’ambizione di trasformare la Francia in una fucina di startup. L’impegno francese ebbe un significativo impulso con la decisione degli Emirati Arabi Uniti di investire oltre 30 miliardi di euro per costruire un data center da 1 gigawatt in Francia. Progetti come questo, per Macron, sono vitali, dato che intravede un legame tra l’adozione di tecnologie avanzate e la preservazione dei valori europei. In un panorama globale dominato dall’inglese, le lingue europee rischiano di essere marginalizzate se l’IA non si espande oltre le sue origini anglo-centriche.

Nel frattempo, la Francia continua a discutere iniziative per sostenere l’industria europea dell’IA, tra le quali incentivi a “comprare europeo” e finanziamenti dell’UE. Tuttavia, queste idee suscitano scetticismo tra i veterani del settore, come sottolineato da Michael Jackson, investitore tecnologico americano, che fa notare la fine di progetti europei come Qwant e Gaia-X. La priorità, secondo alcuni, dovrebbe essere l’efficacia dei fornitori, piuttosto che la loro provenienza geografica.

L’appello di Macron al patriottismo europeo nei confronti dell’IA ha diviso la comunità tecnologica sulla strategia migliore per Europa. Con il Vertice imminente, l’attenzione è anche sulla regolamentazione dell’IA, con un crescente dibattito sulla possibilità che norme troppo rigide possano ostacolare l’innovazione. L’UE, che l’anno precedente aveva introdotto la prima normativa mondiale sull’IA, si trova ora a bilanciare tra sicurezza e progresso tecnologico, mentre oltreoceano, Trump ha mostrato una tendenza opposta, deregolamentando il settore.

Le prospettive per l’Europa nel campo dell’IA potrebbero passare dalla specializzazione in aree specifiche, piuttosto che cercare di competere con le superpotenze in settori più ampi e capital-intensive. Ma, così facendo, l’Europa rischierebbe di dipendere da tecnologie controllate da potenze esterne, una posizione che molti considerano insoddisfacente.

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