Hamas ha recentemente rivolto dure accuse contro Israele, sostenendo che il governo guidato da Benjamin Netanyahu stia intensificando un’aggressione massiccia e devastante contro i civili nella Striscia di Gaza. Secondo il gruppo palestinese, gli estesi attacchi aerei israeliani costituiscono un grave colpo all’accordo di cessate il fuoco, mettendo in pericolo il destino degli ostaggi presenti nell’area, che al momento ammontano a 59. Finora, questi attacchi avrebbero causato la morte di almeno 35 persone e ferito decine di altre.
In risposta a questi eventi, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha avvertito che “le porte dell’inferno si apriranno a Gaza” se Hamas non rilascerà gli ostaggi. Katz ha sottolineato la determinazione di Israele a continuare le operazioni militari finché tutti gli ostaggi non saranno liberati e definiti i propri obiettivi strategici.
L’ufficio del primo ministro Netanyahu ha confermato una maggiore escalazione della forza militare nei confronti di Hamas. Un piano operativo, presentato dall’Idf durante il fine settimana, ha avuto il via libera dalla leadership politica, dando il via alla ripresa dei raid contro obiettivi di Hamas e strutture legate a queste organizzazioni nella Striscia di Gaza. Il portavoce israeliano ha dichiarato che tra gli obiettivi ci sono tunnel, depositi di armi e comandanti della fazione avversaria, mentre la zona limitrofa alla Striscia di Gaza è stata posta sotto un livello di attività ridotto, incidendo negativamente anche sulle attività scolastiche.
Israele, tramite il premier Netanyahu, ha reso noto che le operazioni mirano a smantellare le capacità militari di Hamas e liberare gli ostaggi, incontrando, tuttavia, una continua resistenza delle fazioni di Gaza. Questo scontro risulta essere il più significativo dall’inizio del cessate il fuoco e segue il rifiuto di Hamas di cooperare con le proposte avanzate dagli Stati Uniti attraverso l’inviato speciale Steve Witkoff.
Le autorità israeliane hanno riferito che gli Stati Uniti, e in particolare l’amministrazione Trump, sono state preventivamente informate della ripresa delle operazioni militari a Gaza. Parallelamente, l’Iran ha criticato le affermazioni del presidente Trump, definendole provocatorie, e ha avvertito di potenziali conseguenze di qualsiasi atto di aggressione, mettendo in guardia contro azioni che potrebbero ulteriormente destabilizzare la regione.
In Siria, sono stati segnalati ulteriori attacchi israeliani a sud di Damasco, indirizzati contro obiettivi militari in aree legate al conflitto siriano. Nel contempo, la situazione in Yemen rimane critica con notizie di attacchi americani su postazioni Houthi, segnalando un quadro complessivamente teso e instabile nella regione mediorientale.