La compagnia energetica russa Gazprom ha iniziato a diminuire il flusso di gas diretto in Europa attraverso i gasdotti che transitano per l’Ucraina. Questa riduzione coincide con la scadenza di un accordo che, malgrado quasi tre anni di conflitto, aveva mantenuto attive le forniture. A partire dal primo gennaio, non sarà rinnovato l’accordo quinquennale di transito tra Russia e Ucraina, segnando la fine della presa di Mosca sul mercato europeo del gas. Questa scelta è stata dettata dal perdurare della guerra, portando Kiev a rinunciare anche a 800 milioni di dollari annui dalle royalties. Contemporaneamente, Gazprom si troverà a fare i conti con una perdita di circa 5 miliardi di dollari di vendite di gas verso l’Europa.
I paesi che ancora acquistano gas russo, come la Slovacchia e l’Austria, hanno già predisposto forniture alternative e gli analisti prevedono che ci sarà un impatto limitato sul mercato a causa dell’interruzione del flusso di gas. Tuttavia, sul mercato Ttf di Amsterdam, i contratti in scadenza a febbraio 2025 vengono attualmente scambiati a 49,3 euro per megawattora, con un rialzo del 3%. L’Ungheria sarà l’unico paese che continuerà a ricevere gas russo, attraverso il gasdotto TurkStream che attraversa il Mar Nero.
L’uso del gas come strumento di pressione geopolitica da parte della Russia è evidente. L’invasione dell’Ucraina nel 2022 ha spinto l’Unione Europea a ridurre la sua dipendenza da queste forniture, provocando una progressiva perdita di mercato per Mosca a favore di concorrenti come Stati Uniti, Qatar e Norvegia. L’ultimo gasdotto attivo attraverso l’Ucraina trasporta gas dalla Siberia passando per Sudzha, ora sotto controllo ucraino, nella regione di Kursk, quindi attraverso l’Ucraina fino alla Slovacchia, dove il gasdotto si dirama verso la Repubblica Ceca e l’Austria. Si parla di volumi relativamente ridotti, circa 15 miliardi di metri cubi nel 2023, pari solo all’8% dei flussi di picco di gas russo verso l’Europa nel biennio 2018-2019.
La Russia, e precedentemente l’Unione Sovietica, ha impiegato mezzo secolo per costruirsi una quota significativa del mercato europeo del gas, che ha raggiunto un picco del 35%. Tuttavia, il conflitto in Ucraina ha di fatto annientato questo business per Gazprom. Una volta il maggiore esportatore di gas al mondo, Gazprom, di proprietà statale, ha registrato nel 2023 una perdita di 7 miliardi di dollari, la prima perdita annuale dal 1999. La maggior parte delle rotte che vedevano il gas russo raggiungere l’Europa sono ora chiuse, incluse quella Yamal-Europa attraverso la Bielorussia e il Nord Stream che correva sotto il Baltico, distrutto nel 2022.
Per l’Europa, la perdita del gas russo a prezzo contenuto ha determinato un significativo rallentamento economico, l’inflazione alle stelle e un peggioramento della crisi del costo della vita. Questa situazione influisce sulla competitività globale, con ripercussioni significative, in particolare per l’industria tedesca.
Considerando i paesi più colpiti dall’interruzione delle forniture attraverso l’Ucraina, la Moldavia subirà un duro colpo. A partire da domani, Chisinau non riceverà più le forniture di gas russo che venivano convogliate attraverso la Transnistria, dove il gas veniva trasformato in energia elettrica a basso costo. La motivazione ufficiale di questa decisione si rifà ai debiti moldavi non pagati.