Lo scorso intervento di Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, alla conferenza dei conservatori (Cpac) a Washington ha suscitato notevole imbarazzo per Jordan Bardella. Il giovane presidente del Rassemblement National avrebbe dovuto tenere un discorso, ma ha scelto di rinunciare, dichiarando pubblicamente che l’intervento di Bannon, avvenuto mentre lui non era presente, conteneva un gesto provocatorio associato all’ideologia nazista.

Bannon, noto per le sue posizioni a favore della “rivoluzione nazionalista e populista”, ha replicato definendo Bardella un “ragazzino” non pronto a governare il paese. Ha difeso il suo gesto, usato anche durante un precedente discorso per il Front National, sostenendo che fosse solo un saluto alla folla. Nonostante le spiegazioni, il gesto ha portato a critiche e fraintendimenti, con diverse reazioni anche da parte di membri di delegazioni straniere presenti al Cpac.

Christine Anderson, europarlamentare dell’AfD, ha preso le difese di Bannon, sostenendo che chi lo conosce sa bene che non farebbe mai un saluto nazista e accusando Bardella di comportarsi in modo impulsivo. Dal canto suo, Susanna Ceccardi della Lega crede che il gesto sia stato frainteso. Antonio Giordano di Fratelli d’Italia ha notato che Bannon, durante il suo intervento, aveva anche mostrato il pugno chiuso, gesto che difficilmente sarebbe stato interpretato come simbolo nazista, sottolineando la presenza di sostenitori con la kippah in sala e richiamando il sostegno di Bannon a Israele durante la conferenza.

All’interno del Rassemblement National, alcuni membri non erano entusiasti della partecipazione di Bardella al Cpac, evento a cui Marine Le Pen ha scelto di non prendere parte. La volontà di distanziarsi dall’eredità di Jean-Marie Le Pen, fondatore del partito, sembra evidente, mentre le interpretazioni del gesto di Bannon rimangono controverse. Nel frattempo, alcuni collaboratori di Bannon hanno incoraggiato i presenti alla conferenza a votare per lui nel sondaggio del Cpac per il candidato alla presidenza del 2028, nonostante Bannon non abbia alcuna intenzione di candidarsi, ma come segnale di supporto al populismo.

In definitiva, la polemica indica come la politica conservatrice europea tenti di ridefinire la propria immagine in un contesto internazionale in cui gesti e simboli vengono amplificati e fraintesi facilmente, specialmente quando i protagonisti sono personalità controverse come quella di Steve Bannon.

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