L’Unione Europea aspira a costruire un’industria delle batterie che possa rivaleggiare con quella cinese, ma la bancarotta di Northvolt – il principale concorrente del blocco per l’indipendenza in questo settore – rappresenta un duro colpo. La società svedese, considerata un esempio di successo, ha dichiarato bancarotta in Svezia, lasciando un curatore responsabile della gestione degli asset residui.
Sofie Eriksson, membro del Parlamento europeo dalla Svezia, ha espresso la propria frustrazione, denunciando il tradimento da parte di Northvolt delle comunità locali che avevano creduto e investito nell’azienda. Secondo Eriksson, la gestione carente dell’azienda è stata la causa della sua tragica fine.
L’UE sta lottando per affermarsi nel settore delle batterie, particolarmente importanti per i veicoli elettrici, un’area dominata dalla produzione cinese e asiatica. L’Alleanza europea delle batterie, promossa dalla Commissione europea, non è riuscita a garantire all’UE una fetta considerevole del mercato globale, nonostante gli sforzi iniziali.
Fondata nel 2016 da ex dirigenti di Tesla, Northvolt aveva attirato investimenti significativi da giganti come Volkswagen e Goldman Sachs, raccogliendo oltre 15 miliardi di euro. La società aveva lanciato stabilimenti in Svezia, Canada e Germania, ma l’espansione troppo veloce, insieme a una gestione inefficace delle finanze, ha portato al fallimento.
La difficoltà a controllare i costi ha deteriorato i rapporti con le case automobilistiche, con la BMW che ha annullato un contratto multimiliardario già l’estate scorsa. La crisi è culminata con il ritiro del co-fondatore Peter Carlsson e il licenziamento di un quarto dei dipendenti in un tentativo di ristrutturazione.
La chiusura della fabbrica di Skellefteå, che ospita circa 36.000 persone, è un duro colpo per l’economia locale. Gli abitanti, come Anders Eskilsson, esprimono tristezza e delusione per le grandi speranze tradite.
C’è chi, come Eriksson, propone un intervento dello Stato svedese per salvare Northvolt, ma il governo preferisce non investire in una compagnia ormai fallita e chiede invece un aiuto dall’Unione Europea. La vice primo ministro svedese Ebba Busch ha sollecitato il Consiglio dell’UE a intensificare gli sforzi per costruire un’industria delle batterie competitiva a livello europeo.
Al contempo, c’è chi cerca di attribuire responsabilità politiche per il fallimento. Mattias Karlsson ha accusato l’ex primo ministro Magdalena Andersson di incoraggiamenti illeciti al fondo pensione statale a investire in Northvolt. Tuttavia, l’ufficio di Andersson ha smentito ogni accusa di pressioni indebite sui fondi pensione, che agirebbero autonomamente.
Northvolt era un simbolo della capacità europea di innovare nel settore delle batterie, e la sua caduta rappresenta una sfida significativa per l’UE, che ora deve riflettere su strategie più efficaci per supportare le sue industrie emergenti e per non dipendere eccessivamente sulla produzione estera.
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