Il summit dei BRICS in corso a Kazan dal 21 al 23 ottobre 2024 è un chiaro esempio della disperazione russa, che tenta di utilizzare l’incontro come piattaforma per minare i rapporti tra le nazioni emergenti e il G7, con una politica che rasenta il vergognoso. Indebolita dalle sanzioni internazionali e dalla guerra in Ucraina, la Russia cerca in ogni modo di destabilizzare l’ordine globale, seminando discordia tra le potenze emergenti e quelle occidentali. Questo vertice non è soltanto un’opportunità per Mosca di cercare nuovi alleati, ma anche uno strumento per mettere a rischio l’unità tra le economie emergenti e le potenze del G7, con cui queste nazioni continuano a intrattenere relazioni commerciali e diplomatiche.

L’isolamento russo e il tentativo di manipolare i BRICS

La Russia si trova in una posizione di crescente isolamento a livello internazionale, sia a causa delle sanzioni economiche imposte dall’Occidente, sia per l’isolamento diplomatico derivante dalla sua aggressione in Ucraina. Di fronte a questa situazione, Putin sta disperatamente cercando di posizionarsi come un leader del blocco anti-occidentale, usando il vertice di Kazan come vetrina per rafforzare l’idea di un’alleanza globale alternativa al G7.

Il tentativo di includere nazioni come Iran ed Emirati Arabi Uniti all’interno del gruppo BRICS risponde all’obiettivo di Mosca di estendere la sua influenza e creare una coalizione più ampia contro l’Occidente. Tuttavia, dietro questa strategia si cela una politica profondamente divisiva. Mentre Mosca e Pechino spingono per una postura apertamente antioccidentale, altre nazioni del gruppo, come India e Brasile, sono chiaramente riluttanti a seguirne le orme. Questi Paesi, pur partecipando al blocco BRICS, mantengono solidi rapporti commerciali e diplomatici con le economie del G7, e non vedono con favore l’idea di rompere i legami con l’Occidente per abbracciare una politica di confronto.

Una politica di divisione e destabilizzazione

La politica russa, ormai segnata dalla crisi interna e dalla perdita di rilevanza internazionale, si riflette nei tentativi sempre più evidenti di utilizzare i BRICS come uno strumento di destabilizzazione. L’adesione dell’Iran, Paese noto per la sua opposizione alle potenze occidentali, ne è un chiaro esempio. Mosca, spalleggiata dalla Cina, vede in questi nuovi ingressi un’opportunità per rafforzare un fronte comune contro il G7. Tuttavia, questa strategia rischia di ritorcersi contro, creando fratture non solo all’interno dei BRICS, ma anche tra le stesse nazioni emergenti e le economie occidentali.

Paesi come l’India e il Brasile sono profondamente consapevoli delle loro necessità economiche, e continuano a intrattenere rapporti di cooperazione con le potenze occidentali. L’India, in particolare, è parte di alleanze strategiche come il Quad, in cui collabora con gli Stati Uniti, il Giappone e l’Australia per contenere l’influenza cinese nella regione asiatica. Allo stesso modo, il Brasile, pur partecipando ai BRICS, non ha alcun interesse a seguire ciecamente una politica antioccidentale che potrebbe compromettere le sue relazioni economiche con l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Questi Paesi vedono nei BRICS un’opportunità per espandere la propria influenza e riformare la governance globale, non per alimentare tensioni con l’Occidente.

La fragilità della strategia russa

La strategia russa si basa su una profonda ambiguità: da un lato cerca di creare un fronte comune contro l’Occidente, ma dall’altro non può ignorare che molti dei suoi partner all’interno dei BRICS non condividono pienamente questa visione. Questa politica di divisione è destinata a creare attriti all’interno del gruppo, poiché le ambizioni di Mosca e Pechino entrano in conflitto con quelle di nazioni come l’India e il Brasile, che desiderano un approccio più equilibrato e pragmatico nei confronti del G7.

Inoltre, la Russia sta utilizzando la sua partecipazione ai BRICS per cercare di recuperare la sua influenza internazionale, ma il suo isolamento crescente la rende sempre più vulnerabile. Il tentativo di alimentare la diffidenza tra i BRICS e il G7 non fa che esporre ulteriormente la debolezza di Mosca, costretta a puntare su una retorica antioccidentale sempre più estrema nel tentativo di coprire le sue difficoltà interne.

Conclusione

Il vertice di Kazan rappresenta l’ultimo, disperato tentativo della Russia di uscire dall’isolamento internazionale e minare le relazioni tra le nazioni emergenti e il G7. Attraverso una politica profondamente divisiva, Mosca cerca di seminare discordia all’interno dei BRICS e tra questi ultimi e l’Occidente. Tuttavia, questa strategia si scontra con la realtà di un mondo sempre più interconnesso, in cui le economie emergenti non possono permettersi di rompere i rapporti con le potenze occidentali. La Russia, nella sua disperazione, rischia di perdere ancora più terreno sulla scena internazionale, dimostrando la fragilità e la miopia della sua politica estera.

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