Le autorità finlandesi hanno avviato un’indagine riguardante un sospetto sabotaggio nel Mar Baltico, dove il giorno di Natale alcuni cavi sottomarini, che collegavano la Finlandia all’Estonia, sono stati danneggiati. Questi cavi erano fondamentali per il trasferimento di energia elettrica tra i due paesi.
La responsabilità sembra ricadere su una petroliera che apparentemente batte bandiera delle Isole Cook, ma che, secondo la polizia finlandese, apparterrebbe alla “flotta fantasma” della Russia. Questa nave, chiamata Eagle S., è stata fermata dalle autorità mentre era in rotta tra San Pietroburgo e Porto Said con un carico di benzina. Ci sono fondati sospetti che la nave faccia parte di una rete di commercio illegale di idrocarburi volta a eludere le sanzioni economiche imposte alla Russia.
In particolare, l’incidente sarebbe avvenuto attorno a mezzogiorno del 25 dicembre, quando è stato riportato che un’ancora della Eagle S. ha tranciato uno dei cavi, l’Eastlink 2, mentre altri tre ne risultano danneggiati. Un’analisi preliminare suggerisce che la petroliera abbia prima rallentato in prossimità del cavo per poi accelerare dopo l’incidente. Questo episodio non è isolato: altri due cavi erano stati danneggiati nel novembre precedente nel Baltico, tra Finlandia e Germania e tra Lituania e Svezia.
Le autorità hanno ispezionato la nave, interrogando l’equipaggio composto da circa trenta persone. Attualmente, la petroliera è trattenuta nelle acque territoriali finlandesi. Si ritiene che queste navi, appartenenti alla “flotta fantasma”, battano bandiere di comodo per sfuggire allembargo dell’UE, trasportando merci come petrolio o armi per conto della Russia.
Un recente pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea, datato 16 dicembre, ha mirato a colpire queste navi, inserendone 52 in una lista nera. Sono in totale 79 le imbarcazioni identificate come parte di questa flotta, e a esse è proibito attraccare in porti dell’UE. In una dichiarazione congiunta, la Commissione Europea e l’Alta rappresentante dell’UE per la Politica estera hanno sottolineato come questi attacchi alle infrastrutture critiche rappresentino un rischio significativo per la sicurezza e l’ambiente, e hanno annunciato l’intenzione di proporre ulteriori misure per contrastare queste attività.