Mentre le trattative sul prossimo bilancio dell’Unione Europea si aprono, si delineano scenari complessi per il futuro finanziario del blocco. Le discussioni riguardanti il quadro finanziario pluriennale, che coprirà il periodo dal 2028 al 2034, sono notoriamente complesse e solitamente si prolungano per anni, giungendo a una risoluzione solo attraverso negoziati intensi e talvolta tumultuosi. Questa volta, le difficoltà saranno accentuate dalla necessità di iniziare a ripagare il programma di debito congiunto da 300 miliardi di euro, creato per far fronte alla crisi economica post-pandemia. Senza un piano adeguato, potrebbe esserci una riduzione significativa del potere di spesa dell’UE.

Il fulcro della questione è trovare un piano di ripagamento entro il 2028. La Commissione Europea aveva inizialmente proposto l’introduzione di tasse a livello europeo, come quelle sulle emissioni di carbonio e sui profitti delle multinazionali, che avrebbero potuto generare considerevoli entrate. Tuttavia, i governi nazionali hanno rifiutato la proposta, poiché temevano di perdere una parte significativa delle entrate attualmente destinata ai loro bilanci. Pertanto, la Commissione ha invitato i leader a presentare nuove proposte nel corso di un incontro previsto a Bruxelles.

Tra le soluzioni possibili, il commissario al bilancio, Piotr Serafin, ha suggerito l’adozione di una tassa sulle importazioni di carbonio. In mancanza di un accordo sulle cosiddette “risorse proprie”, i governi nazionali dovrebbero contribuire maggiormente al bilancio, ma ciò potrebbe sollevare resistenze, specialmente da parte dei paesi del Nord Europa che preferirebbero una riduzione della spesa complessiva dell’UE.

Un’altra opzione sarebbe quella di posticipare il ripagamento del debito congiunto, una soluzione caldeggiata dalla Spagna, che vedrebbe in questo un modo per alleviare la pressione fiscale a breve termine. Tuttavia, tale approccio è guardato con sospetto da stati come la Germania, che temono possa essere un passo verso un’ulteriore integrazione fiscale.

Parallelamente alle discussioni sul bilancio, la Commissione intende riformare l’utilizzo dei fondi, spostando l’attenzione da settori tradizionalmente finanziati, come l’agricoltura, verso nuove priorità politiche e sfide geopolitiche. Si sta considerando la possibilità di semplificare i fondi esistenti in una singola somma per ciascun paese, anche se tale proposta non ha trovato un ampio consenso tra gli stati membri.

L’incontro di martedì segnerà l’inizio di un iter complesso che dovrà concludersi prima del 2028. Nel corso di questo processo, il ruolo delle capitali nazionali sarà cruciale, poiché ogni stato conserva il potere di veto sulle decisioni finali. Nel frattempo, il dibattito tra i membri della Commissione riguardo al grado di influenza dei singoli commissari nel processo decisionale riflette la complessità e le numerose sfide politiche che l’Unione dovrà affrontare nei prossimi anni.

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