Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha recentemente intensificato le tensioni diplomatiche tra Israele e la Repubblica d’Irlanda, accusando il Taoiseach (primo ministro irlandese) Simon Harris di antisemitismo. Questa accusa segue la decisione di Israele di chiudere la sua ambasciata a Dublino, aggravando ulteriormente i rapporti già tesi tra i due paesi.

La polemica è esplosa dopo il sostegno dell’Irlanda alle azioni legali contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIJ). In una dichiarazione riportata dall’emittente irlandese RTÉ, Saar ha reagito a un’intervista in cui Harris affermava che l’Irlanda non è anti-Israele, ma fortemente contraria alla fame dei bambini. Saar ha domandato retoricamente se Israele stesse affamando i bambini, sostenendo che il paese lavora per consentire l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza.

Un portavoce del Taoiseach ha risposto che Harris non avrebbe replicato ad attacchi personali e infondati, sottolineando che il premier rimane concentrato sui crimini di guerra di Gaza, sui diritti umani e sul rispetto del diritto internazionale, riflettendo le preoccupazioni di molti irlandesi riguardo alle perdite di vite innocenti.

Nel frattempo, l’ambasciatrice israeliana in Irlanda, Dana Erlich, ha definito la chiusura dell’ambasciata una “decisione difficile”, criticando l’Irlanda per aver assunto una posizione estremista contro Israele. Simon Harris ha tuttavia espresso orgoglio per il coinvolgimento irlandese nella questione legale davanti alla CIJ, sottolineando il supporto per ampliare l’interpretazione del termine genocidio degli stati.

Mary Lou McDonald, presidente di Sinn Féin, ha esortato il governo irlandese a mantenere una linea dura sul conflitto israelo-palestinese, descrivendo la mossa diplomatica di Israele come una prova della determinazione irlandese. Al contempo, il presidente del Consiglio Rappresentativo Ebraico in Irlanda, Maurice Cohen, ha espresso profonda preoccupazione per il deterioramento delle relazioni, considerando la chiusura dell’ambasciata non solo un colpo simbolico ma un reale svantaggio, in grado di isolare molti della comunità israeliana e ebraica in Irlanda.

Da parte sua, l’alleanza Irlanda-Israele ha evidenziato che la decisione di chiudere l’ambasciata era prevedibile, complice il deterioramento delle relazioni a partire dal 7 ottobre scorso. Tale decisione è vista come simbolica, lasciando molti israeliani, specialmente quelli impiegati nel settore tecnologico a Dublino, in una situazione di isolamento.

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