Nell’aprile del 2022, Kyiv era una città sotto assedio. Le forze russe avanzavano e milioni di persone si spostavano verso ovest, cercando rifugio in città come Lviv o attraversando il confine con la Polonia. La guerra sembrava pervadere ogni angolo del paese. Ma, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, la capitale ucraina ha visto una parziale ripresa della sua quotidianità, pur rimanendo segnata dal conflitto.

Durante una recente visita a Kyiv, è stato possibile notare una città che, nonostante il dramma della guerra, cerca di tornare alla normalità. Le strade, che un tempo erano quasi deserte, sono di nuovo affollate, con il traffico che intasa i viali principali. I parchi e le caffetterie all’aperto sono pieni di vita, e molti abitanti, che erano fuggiti verso zone più sicure, sono tornati nella capitale. Tuttavia, segni della guerra sono ancora presenti: le sirene antiaeree risuonano di tanto in tanto, anche se spesso vengono ignorate, e la mancanza di uomini in età da leva per le strade è un promemoria visibile della mobilitazione militare.

Sul campo di battaglia, la situazione resta complessa. Ad agosto, le forze ucraine hanno compiuto una significativa offensiva nella regione di Kursk, oltrepassando il confine russo e avanzando di circa dieci chilometri. Questa vittoria, sebbene limitata geograficamente, ha avuto un impatto simbolico importante. Tuttavia, nello stesso periodo, i russi avanzavano nella regione orientale del Donbas, minacciando di conquistare la città di Pokrovsk. La decisione dell’Ucraina di estendere il fronte a nord, pur dimostrando audacia strategica, ha sollevato preoccupazioni tra gli analisti militari. L’Ucraina, con un esercito più piccolo e risorse limitate rispetto alla Russia, potrebbe trovarsi in difficoltà a mantenere un fronte così esteso.

Nonostante queste sfide, la spinta a demoralizzare il nemico e infliggere un duro colpo all’immagine di Vladimir Putin sembra essere stata una componente importante della strategia ucraina. Se da un lato la guerra si sta combattendo sul campo, dall’altro c’è una battaglia altrettanto cruciale per il morale, sia dei soldati che della popolazione civile.

Leonid Shvets, un giornalista ucraino di Kyiv, ha espresso il suo entusiasmo per l’audacia dell’operazione a Kursk. In una conversazione in uno dei tanti parchi della capitale, Shvets ha lodato il presidente Volodymyr Zelensky, definendolo una risorsa vitale per il paese. Zelensky, secondo Shvets, è un leader capace di superare i limiti convenzionali, con una visione e una determinazione che lo distinguono dai suoi predecessori, come Petro Poroshenko. Shvets ha ricordato come molti, all’inizio dell’invasione russa, avessero pensato di abbandonare la capitale, temendo che sarebbe stata completamente distrutta. Tuttavia, molti, tra cui lo stesso Shvets, hanno scelto di rimanere, credendo che Kyiv sarebbe stata difesa fino all’ultimo.

La difesa di Kyiv, pur non immune da attacchi russi, ha visto il peggio del conflitto concentrarsi nei sobborghi della città, in luoghi come Irpin, Hostomel e Bucha. Questi nomi sono ormai tristemente noti per la violenza e le atrocità commesse dalle truppe russe. Molti residenti di questi sobborghi sono stati costretti a vivere in condizioni di assedio per settimane. Tra di loro c’era anche Evheny Osievsky, un giovane studente di antropologia, che è rimasto intrappolato con altri trenta individui in un dormitorio universitario a Vorzel, vicino a Irpin.

Osievsky, nelle sue riflessioni scritte dopo l’assedio, ha descritto come la guerra possa diventare una routine. Dall’ascoltare notizie sui combattimenti, al sentire le prime esplosioni in lontananza, fino a vedere i carri armati nemici dalle finestre, tutto si è fuso in un’unica esperienza quotidiana. Anche sotto il fuoco dell’artiglieria, la vita andava avanti. Le persone si organizzavano in piccole comunità spontanee, cucinando, pulendo e aiutandosi a vicenda. Tuttavia, Osievsky ha anche osservato come, nonostante la solidarietà che emergeva in momenti di crisi, si ripresentavano alcune dinamiche sociali preesistenti, con disparità nei ruoli e negli sforzi all’interno del gruppo.

In conclusione, la guerra in Ucraina continua a plasmare la vita dei suoi abitanti in modi complessi e spesso paradossali. Kyiv, pur rimanendo sotto la costante minaccia del conflitto, cerca di mantenere una parvenza di normalità, mentre le battaglie infuriano a est e nord del paese. La resilienza della popolazione ucraina e la capacità del paese di affrontare queste sfide sono testimonianze di una volontà ferrea di resistere e superare un momento storico drammatico.

Un pensiero su “Kyiv: La vita durante la guerra continua, nonostante il conflitto”
  1. Ma com’è possibile che le persone trovino la forza di ritornare alle loro vite in circostanze così difficili? Davvero un’ammirabile resilienza.

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