Dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, che ha causato circa 1.200 vittime israeliane, il dibattito sull’antisemitismo e sull’antisionismo ha subito una profonda intensificazione. Una delle voci più rilevanti in questo contesto è stata quella dello scrittore britannico Howard Jacobson, conosciuto per le sue opere sulla comunità ebraica e per il suo impegno sociale e politico. Jacobson, vincitore del prestigioso Booker Prize nel 2010 per il romanzo “La questione Finkler”, è intervenuto con forza sulla questione del conflitto israelo-palestinese, esprimendo preoccupazione per il crescente antisemitismo nel Regno Unito e in altri paesi occidentali.

Nel suo recente intervento sull’Observer, Jacobson ha descritto come la narrazione mediatica della guerra a Gaza, con l’enfasi sulle vittime civili, in particolare i bambini, stia contribuendo a creare una sorta di nuovo “libello del sangue” contro il popolo ebraico. Egli ha accusato alcuni media di aver alimentato un clima di ostilità, distorcendo i fatti e trascurando la complessità del contesto. In un momento in cui la copertura giornalistica si concentra soprattutto sulle morti civili a Gaza, Jacobson ha sollevato il timore che tale narrazione possa essere utilizzata per giustificare nuovi atti di antisemitismo.

Jacobson ha sempre affrontato con lucidità il tema dell’identità ebraica e dell’antisemitismo, e dopo il 7 ottobre il suo discorso si è fatto ancora più deciso. Nonostante il supporto diplomatico e militare offerto a Israele dai paesi occidentali, ha notato un preoccupante aumento degli episodi di antisemitismo nelle università e nelle strade del Regno Unito. Ha messo in luce il paradosso per cui, mentre i governi sostengono Israele, settori dell’opinione pubblica sembrano essere sempre più ostili verso gli ebrei.

Le critiche mosse da Jacobson non si limitano però alla sola narrazione mediatica. Ha espresso una feroce condanna anche verso il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, criticando la gestione della guerra e l’approccio militare. Pur riconoscendo la necessità di intervenire contro Hamas, Jacobson ha evidenziato la difficoltà nel bilanciare la risposta militare con la protezione dei civili. Ha sollevato dubbi sul concetto di “proporzionalità”, spesso utilizzato nelle critiche alla risposta israeliana, spiegando come sia difficile misurare l’adeguatezza delle azioni di difesa in un conflitto così complesso.

Durante un’intervista, Jacobson ha parlato della difficoltà di fidarsi delle fonti di informazione riguardanti il conflitto, in particolare per quanto riguarda le accuse di negazione di aiuti umanitari da parte di Israele. Ha ammesso di essere scettico verso alcune narrazioni mediatiche, sebbene, alla fine, abbia riconosciuto che, se queste accuse fossero confermate, si tratterebbe di atti “mostruosi”. Tuttavia, per lui, il conflitto rimane inevitabile: la minaccia di Hamas deve essere affrontata, ma è necessario evitare una risposta eccessivamente cruenta.

Il dibattito sollevato da Jacobson non si esaurisce qui. Le sue osservazioni hanno scatenato numerose reazioni, sia di sostegno che di critica. Alcuni lo accusano di minimizzare le sofferenze dei palestinesi, mentre altri lo lodano per la sua capacità di mettere in evidenza le difficoltà nel gestire una situazione di guerra così intricata.

In conclusione, l’intervento di Howard Jacobson rappresenta un punto di vista cruciale nel dibattito contemporaneo su antisemitismo, antisionismo e il conflitto israelo-palestinese. Le sue riflessioni sollevano questioni profonde sulla narrazione mediatica, il ruolo dei governi e l’equilibrio tra difesa e umanità in tempi di guerra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *