In Europa, la presenza e l’influenza della propaganda russa si estendono ben oltre i confini della politica ufficiale, coinvolgendo militari, esponenti della destra radicale e think tank che lavorano nell’ombra per diffondere il messaggio del Cremlino. Questo è il quadro emerso dal rapporto “Toy Soldiers: Nato military and intelligence officers in Russian active measures”, pubblicato dal Centre for Defence Reforms, un think tank ucraino affiliato al Royal United Services Institute britannico. Il documento evidenzia come Mosca si avvalga di una complessa rete di contatti, strategicamente posizionati in vari paesi europei, per destabilizzare l’Unione Europea e la NATO, ostacolando il sostegno all’Ucraina.
L’obiettivo di Mosca: minare l’Unione Europea e la NATO
Il rapporto descrive come la Russia abbia attivato una rete di ex ufficiali militari, funzionari dell’intelligence e influenti personalità pubbliche in otto paesi europei: Italia, Norvegia, Francia, Germania, Grecia, Repubblica Ceca, Bulgaria e Spagna. L’obiettivo principale di questa rete è destabilizzare le istituzioni europee e ridurre l’appoggio militare e politico all’Ucraina. La strategia russa non si limita a un’attività diretta, ma si fonda sull’infiltrazione in vari livelli delle istituzioni e della società civile, sfruttando la fiducia guadagnata da personalità chiave nei rispettivi paesi.
Aleksandr Dugin, ideologo dell’ultradestra russa, è una figura centrale in questa operazione di propaganda. Definito spesso come il “Rasputin di Putin”, Dugin è noto per promuovere una visione imperialista della Russia e la sua influenza si estende ben oltre i confini del paese. Le sue idee vengono veicolate attraverso conferenze, seminari e collaborazioni con media russi come Sputnik e Russia Today. In Italia, Dugin ha legami stretti con il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo di Claudio Mutti, dimostrando come la sua rete sia ben radicata anche in Occidente.
L’Italia, un terreno fertile per la propaganda russa
L’Italia occupa una posizione particolare nella strategia di Mosca. Secondo il report, il paese è particolarmente sensibile alla propaganda filorussa, come dimostrano diversi sondaggi che indicano una significativa percentuale della popolazione favorevole a una cooperazione con Mosca. Solo il 39% degli italiani vede la Russia come un avversario, mentre il 23% la considera un alleato o un partner strategico. Questi dati rivelano quanto sia stato facile per Mosca inserirsi nel dibattito pubblico e influenzare la narrazione politica.
Personaggi di spicco della politica e delle forze armate italiane sono spesso citati nel rapporto come promotori di posizioni filorusse. Tra questi spicca il generale Fabio Mini, che ha pubblicato numerosi articoli su riviste di geopolitica come Limes, spingendo per un ritorno alla cooperazione con la Russia. Anche il generale Roberto Vannacci, oggi parlamentare europeo della Lega, è indicato come una figura chiave nel diffondere il messaggio russo in Italia. Queste personalità, grazie al loro prestigio e alla loro influenza, hanno contribuito a creare un terreno fertile per la penetrazione della propaganda russa.
Il ruolo dei media e dei think tank filorussi
Un altro elemento chiave della strategia russa è la diffusione delle sue idee attraverso media e think tank influenti. Riviste come Eurasia, diretta da Claudio Mutti, e il comitato scientifico della rivista Limes sono indicati nel report come strumenti attraverso i quali il Cremlino veicola la sua narrativa. La propaganda si insinua anche nei banchetti di raccolta firme per referendum, come quello promosso dal “Comitato Fermare la Guerra”, che si oppone all’invio di armi all’Ucraina.
Figure di spicco come l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, il generale Leonardo Tricarico e l’ex comandante della Brigata Folgore Marco Bertolini sono citate nel rapporto come attivamente impegnate nella raccolta firme. Queste azioni rappresentano un ulteriore tentativo di minare il sostegno italiano all’Ucraina, sfruttando la disillusione di una parte della popolazione nei confronti dell’intervento militare.
Conclusioni: un’influenza pericolosa e silenziosa
Il rapporto del Centre for Defence Reforms sottolinea la pericolosità della rete di propaganda russa in Europa, che opera nell’ombra sfruttando il prestigio e la credibilità di personalità pubbliche per diffondere il pensiero del Cremlino. L’Italia, con i suoi legami storici ed economici con Mosca, rappresenta uno dei principali obiettivi di questa strategia. La penetrazione russa nei media, nei think tank e nelle istituzioni italiane è profonda e pone una seria minaccia alla stabilità dell’Unione Europea e alla coesione della NATO.
Questo rapporto solleva questioni serie che devono essere affrontate con urgenza dalle autorità europee. L’infiltrazione di propaganda russa rappresenta una minaccia tangibile per la democrazia e la coesione politica del nostro continente.
Sono d’accordo, è fondamentale che l’Unione Europea adotti misure concrete per contrastare queste ingerenze. La disinformazione mina la fiducia del pubblico nelle istituzioni e può avere conseguenze a lungo termine sulla stabilità politica e sociale. È essenziale rafforzare la cooperazione tra gli stati membri per proteggere i nostri valori democratici.
Ma veramente c’è qualcuno che crede ancora che la Russia è così pericolosa??? Forse dovremmo concentrarci di piu sui problemi interni piuttosto che preoccuparci di queste teorie di complotto.
Certo, è importante concentrarsi sui problemi interni, ma non possiamo trascurare le dinamiche geopolitiche. La situazione internazionale è complessa, e ignorarla può avere conseguenze significative anche sul piano interno. La sicurezza e le relazioni internazionali sono interconnesse con l’economia, l’energia e altre sfide nazionali. È fondamentale avere un approccio bilanciato che tenga conto di entrambe le dimensioni.
Un altra prova che i poteri forti manovrano tutto! È uno scandalo come personaggi pubblici possano sostenere una potenza straniera. Questo è un gioco pericoloso che mette a rischio la sicurezza di tutti noi!
È importante rimanere informati e critici, ma è altrettanto essenziale basarsi su fatti verificabili e non alimentare teorie del complotto senza prove concrete. La sicurezza collettiva e il dibattito pubblico ne beneficiano quando ci impegniamo a cercare fonti affidabili e a promuovere il dialogo costruttivo.
E che vi devo dire, sti russi stanno dappertutto come prezzemolo! Non c’è da sorprendersi, tanto ormai si sa che l’influenzano tutto.