A poche settimane dal giorno delle elezioni negli Stati Uniti, la competizione tra Donald Trump e Kamala Harris si intensifica. I sondaggi, che fino a poco tempo fa indicavano un leggero vantaggio per Harris, hanno mostrato un cambiamento significativo, con Trump che sembra riguadagnare terreno. Questa dinamica ha spinto Harris e il suo team a modificare l’approccio della campagna, concentrandosi maggiormente sui pericoli percepiti per la democrazia americana in caso di vittoria di Trump.

Un elemento da considerare è il voto anticipato, disponibile in molti Stati americani. Molti cittadini hanno già espresso la loro preferenza, sia recandosi ai seggi aperti per il voto anticipato sia utilizzando il voto per corrispondenza. Questo meccanismo rende ancora più complesso prevedere l’esito delle elezioni, poiché parte dei voti è già stata espressa, ma rimane sconosciuto il loro contenuto.

Sul fronte dei sondaggi, diversi esperti hanno rilevato segnali di un “effetto slancio” a favore di Trump. Questo termine, spesso usato dai sondaggisti americani, indica una possibile accelerazione di consensi verso un candidato in prossimità del traguardo. Nate Silver e Nate Cohn, due dei più rinomati analisti dei sondaggi, hanno sottolineato questo cambio di tendenza, pur precisando che i numeri sono ancora molto vicini e che la situazione resta di estrema incertezza.

Un’altra analisi, proveniente dal settimanale britannico The Economist, ha evidenziato un’inversione di tendenza nelle sue previsioni, passando da un vantaggio per Harris a un potenziale vantaggio per Trump. Inoltre, Mark Penn, ex consigliere di Bill e Hillary Clinton, ha indicato che Trump appare più convincente agli occhi degli elettori su temi centrali come l’economia, l’immigrazione e la sicurezza pubblica. Anche se la politica estera non è un tema chiave per questa tornata elettorale, molti elettori sembrano pensare che l’America sarebbe più sicura con Trump alla guida.

Di fronte a questa situazione, Harris ha modificato il messaggio della sua campagna. Se all’inizio si era concentrata su un approccio positivo, proponendosi come la candidata del cambiamento e del rilancio del “Sogno americano”, ora il tono è decisamente più allarmistico. Il nuovo messaggio punta sulla minaccia che Trump rappresenterebbe per la democrazia americana, con l’ex presidente descritto come un aspirante dittatore o un fascista. Questa strategia riflette probabilmente una crescente preoccupazione tra i democratici sull’efficacia di una campagna ottimista e la necessità di sollevare timori tra gli elettori per evitare una sconfitta.

I media progressisti hanno ripreso con grande enfasi queste accuse, rafforzando l’idea che le elezioni non siano solo una scelta tra due candidati, ma una battaglia tra la democrazia e l’autoritarismo. Per molti osservatori esterni, soprattutto in Europa, questa narrazione può sembrare legittima, considerato l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021 e il disprezzo per il processo democratico che Trump ha mostrato in quell’occasione.

Tuttavia, un editoriale del Wall Street Journal invita a un’analisi più sobria. Nonostante il linguaggio divisivo di Trump e i suoi elogi per leader autoritari come Vladimir Putin e Xi Jinping, la maggioranza degli americani non sembra considerarlo una minaccia diretta alla democrazia. Durante il suo primo mandato, ricorda il giornale, Trump è stato costantemente ostacolato dai meccanismi di controllo e bilanciamento del sistema istituzionale americano, dalla stampa, dall’opposizione e dalla burocrazia federale. Anche in un eventuale secondo mandato, queste forze continuerebbero a limitarne l’azione.

Sebbene le preoccupazioni su Trump siano legittime, l’editoriale sottolinea che è improbabile che gli Stati Uniti si trasformino in un regime autoritario, poiché il sistema democratico americano ha dimostrato di essere resiliente. Il vero pericolo, secondo l’analisi, potrebbe risiedere nell’influenza che la paura e la divisione politica hanno sul dibattito pubblico e sulla percezione del futuro del Paese. La gara resta aperta, con entrambe le parti pronte a giocarsi le ultime carte in una delle elezioni più incerte e polarizzate della storia recente degli Stati Uniti.

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