BRUXELLES — In un contesto dominato da un crescente disordine, gli Stati Uniti, sotto la guida del presidente Donald Trump, stanno cercando di trasformare l’assetto finanziario internazionale, affermando che sia ingiusto nei confronti dell’America. Quest’atmosfera di incertezza sembra però presentare all’Europa l’opportunità per promuovere i propri interessi finanziari. Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha espresso durante un incontro con i leader dell’Unione Europea il suo desiderio di un mercato finanziario europeo integrato, che potrebbe apparire attraente per gli investitori alla ricerca di alternative al sistema statunitense. Secondo alcune fonti dell’UE, il messaggio di Lagarde ai capi di stato era chiaro: il momento per agire è adesso.

L’aspirazione di ridurre la dominazione del dollaro nel commercio e nelle finanze globali ha accompagnato l’UE sin dall’introduzione dell’euro. Tuttavia, la moneta unica non è riuscita finora a sradicare la supremazia del dollaro, il quale continua a rappresentare circa il 90% delle transazioni a livello mondiale e serve come parametro per altre valute. Nonostante una lieve diminuzione della sua quota nelle riserve valutarie internazionali, la predominanza del dollaro persiste, lasciando l’euro con una quota del 20%. Dalla Conferenza di Bretton Woods del 1944, gli Stati Uniti hanno governato il sistema finanziario globale, un’influenza rafforzata dal loro potere economico e militare, nonché dal ruolo centrale di Wall Street. Sebbene il sistema di Bretton Woods sia crollato, la capacità degli Stati Uniti di attrarre capitali ha consolidato il loro “privilegio esorbitante”, come descritto dal Ministro delle Finanze francese Valéry Giscard d’Estaing nel 1964.

In teoria, l’UE ha il potenziale per competere con gli Stati Uniti grazie alla sua vasta economia e al settore bancario sviluppato. Tuttavia, nella pratica, il mercato finanziario europeo rimane frammentato tra 27 diverse giurisdizioni nazionali. Lagarde ha sollecitato i politici a proseguire con l’integrazione finanziaria transfrontaliera, per attirare investitori che potrebbero preferire rifugi sicuri lontano dall’incertezza politica americana. Mentre gli investimenti in obbligazioni statunitensi da parte di stranieri sono diminuiti, l’idea di sostituire il sistema basato sul dollaro appare prematura agli esperti del settore. La dimensione del mercato del debito pubblico statunitense rappresenta un ostacolo significativo, a differenza dell’UE, dove il debito comune è ancora in una fase iniziale.

Negli Stati Uniti si parla dell'”accordo di Mar-a-Lago”, un piano per svalutare il dollaro in collaborazione con alleati americani per incentivare la manifattura domestica. Christine Lagarde ha definito questo piano come “speculativo e privo di sostanza”, sottolineando tuttavia la necessità per l’Europa di prepararsi a ogni evenienza. L’UE potrebbe vedere in una tale svalutazione un’opportunità, ma questo richiederebbe una vasta e costante emissione di debito comune, un cambiamento che dipenderebbe da decisioni politiche complesse da parte dei paesi membri. L’opportunità esiste, come affermato dagli esperti, ma la realizzazione richiederà una forte volontà politica. Jacopo Barigazzi ha contribuito a questo rapporto.

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