L’uccisione di Sayyed Hassan Nasrallah, leader storico di Hezbollah, ha scosso profondamente il gruppo paramilitare sciita e rivelato una vulnerabilità interna che mette in luce il livello di penetrazione dell’intelligence israeliana all’interno delle sue strutture. L’operazione, avvenuta venerdì 27 settembre 2024, ha segnato una svolta cruciale nella lunga guerra segreta tra Israele e Hezbollah, culminando in un’azione mirata che ha colpito uno dei leader più sorvegliati e protetti del Medio Oriente.

Nasrallah è stato ucciso all’interno del suo quartier generale, un luogo il cui segreto era stato mantenuto con estremo rigore per anni. Questo omicidio, che segue una serie di attacchi devastanti contro le infrastrutture di Hezbollah, tra cui la distruzione di migliaia di cercapersone e radio utilizzati dai suoi membri, ha messo a nudo una falla nella sicurezza del gruppo. Le accuse sono immediatamente ricadute su Israele, sebbene lo Stato ebraico non abbia rivendicato ufficialmente l’azione.

Un’infiltrazione di lunga data

L’assassinio di Nasrallah è stato solo l’ultimo di una serie di attacchi che hanno decimato i vertici di Hezbollah. Secondo fonti vicine all’organizzazione, la leadership del gruppo è stata gravemente compromessa: metà del consiglio direttivo e numerosi comandanti militari di alto livello sono stati eliminati nelle ultime settimane. Questa devastazione interna ha costretto Hezbollah a fare i conti con una realtà inquietante: il nemico, Israele, ha raggiunto livelli di infiltrazione che sembravano impensabili.

Un funzionario israeliano, parlando con l’agenzia Reuters, ha descritto il lavoro di intelligence come “brillante”, senza entrare nei dettagli delle operazioni. Israele ha investito decenni nell’intelligence mirata su Hezbollah, perfezionando un sistema di sorveglianza capace di penetrare anche i segreti più custoditi. Fonti israeliane hanno confermato che l’operazione per uccidere Nasrallah è stata autorizzata mercoledì 25 settembre dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, poco prima del suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York.

La vulnerabilità di Nasrallah

Nasrallah era noto per la sua estrema cautela. Dal 2006, anno del conflitto con Israele, aveva ridotto drasticamente le apparizioni pubbliche, limitando i suoi spostamenti e mantenendo un circolo di collaboratori molto ristretto. Tuttavia, nelle settimane precedenti al suo assassinio, Nasrallah era diventato ancora più paranoico a seguito dell’esplosione di numerosi dispositivi di comunicazione di Hezbollah, che si sospetta fossero stati sabotati da Israele. L’attentato ha confermato che, nonostante le precauzioni, il leader era stato tradito da qualcuno all’interno del suo stesso entourage.

Secondo un funzionario della sicurezza di Hezbollah, Nasrallah aveva scelto di pre-registrare un discorso, diffuso solo pochi giorni prima della sua morte, proprio per paura di un attacco imminente. La sua assenza al funerale di uno dei comandanti del gruppo era stata un chiaro segnale della sua crescente preoccupazione. Tuttavia, queste misure non sono bastate a salvarlo.

La reazione internazionale

L’uccisione di Nasrallah ha provocato reazioni contrastanti a livello internazionale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito l’operazione come “una misura di giustizia” per le vittime di Hezbollah, ribadendo il pieno sostegno americano al diritto di Israele di difendersi contro i gruppi sostenuti dall’Iran. Hezbollah, invece, non ha rilasciato commenti ufficiali sulla morte del suo leader, alimentando ulteriormente le speculazioni su una crisi interna.

Una leadership in crisi

La morte di Nasrallah non rappresenta solo un colpo al cuore della leadership di Hezbollah, ma pone anche domande cruciali sul futuro dell’organizzazione. Hezbollah, che per decenni è stato uno dei principali attori non statali nella regione, sostenuto dall’Iran e temuto da Israele, si trova ora ad affrontare una crisi di leadership senza precedenti. Con metà dei suoi leader eliminati e la sua rete di comunicazione gravemente compromessa, il gruppo potrebbe dover rivedere drasticamente le sue strategie operative.

Inoltre, la capacità di Hezbollah di garantire la sicurezza dei propri leader e delle proprie infrastrutture è ora messa seriamente in discussione. Se Israele è riuscito a penetrare fino al punto di colpire Nasrallah nel cuore del suo quartier generale, significa che l’intera rete dell’organizzazione è esposta a rischi molto maggiori di quanto si potesse immaginare.

Un futuro incerto

L’assassinio di Nasrallah apre una nuova fase di incertezza per Hezbollah. La rete di alleanze regionali, in particolare con l’Iran e la Siria, potrebbe essere messa alla prova, così come la tenuta del gruppo stesso, che dovrà affrontare non solo una riorganizzazione interna, ma anche l’eventuale reazione israeliana a qualsiasi tentativo di ritorsione.

Mentre Hezbollah cerca di capire come gestire questa crisi, una cosa appare chiara: la guerra segreta tra Israele e Hezbollah è entrata in una fase ancora più pericolosa e imprevedibile. La capacità di Israele di colpire al cuore l’organizzazione rappresenta una vittoria strategica, ma allo stesso tempo potrebbe innescare nuove ondate di violenza in una regione già profondamente instabile.

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