Il sud del Libano è nuovamente sotto una pioggia di fuoco. Tra le città di Tiro e Nabatiye, la popolazione vive ore di terrore, colpita da raid e bombardamenti intensificati come mai prima d’ora. “Abbiamo visto tutto esplodere davanti ai nostri occhi”, racconta una coppia in fuga verso Beirut. È la prima volta, dopo mesi di conflitto, che le forze israeliane colpiscono così duramente i villaggi libanesi, con oltre 1.300 punti attaccati in un solo giorno e un bilancio tragico di morti e feriti.

Fuga disperata e paura tra i civili

Le strade che un tempo collegavano i villaggi ora sono invase da veicoli carichi di persone in fuga. Famiglie ammassate in auto, camioncini pieni di bambini e persino motociclette che trasportano intere famiglie. Il caos regna sovrano, mentre molti tentano di raggiungere zone più sicure, come Sidone o Beirut, ma la strada costiera è diventata un inferno, con colonne di auto bloccate per ore.

“Mi hanno detto di andarmene, e sono fuggita in ciabatte”, racconta una donna che ha abbandonato il suo villaggio dopo che Hezbollah le ha intimato di evacuare. I villaggi di Yater, Kfour, e molti altri sono ora ridotti a cumuli di macerie. Nella sola giornata si contano più di 350 morti, di cui 24 bambini, e almeno 1.200 feriti.

Ospedali al collasso e il dramma degli sfollati

Gli ospedali, come quello di Nabatiye, sono al collasso. “Stiamo curando i feriti nel cortile, come a Gaza”, afferma in lacrime Hassan Wazne, direttore dell’ospedale locale. Le ambulanze sfrecciano senza sosta tra i villaggi colpiti, ma le risorse sono scarse, e la situazione si fa ogni minuto più disperata.

Intanto, le organizzazioni umanitarie come Intersos cercano di organizzarsi. A Sidone, sono stati allestiti i primi centri per accogliere gli sfollati, anche se la stima precisa del numero di persone in fuga è ancora incerta. “Abbiamo dovuto sospendere molte delle nostre attività”, spiega Valentina Corona, capo missione della ong italiana operativa sul territorio.

Il rischio di un’escalation

L’aria di guerra si fa sempre più pesante, soprattutto a Beirut, dove i raid aerei continuano a colpire i quartieri meridionali, roccaforte di Hezbollah. I bombardamenti hanno causato nuove vittime, tra cui si sospetta un comandante del gruppo militante. Mentre il sole tramonta, una domanda risuona ovunque: “Sarà di nuovo come nel 2006?”.

La popolazione libanese si trova così a fare i conti con un’escalation di violenza che non accenna a fermarsi, lasciando dietro di sé distruzione, paura e un futuro sempre più incerto.

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