Trascorrere tempo all’aperto sotto il sole, con le palpebre serrate e le maniche tirate su, ascoltare note musicali, consumare dolciumi, fare lunghe docce calde, riposare su un comodo materasso, conversare con amici, idratarsi con dell’acqua e godere della compagnia dei propri cari sono tutte semplici gioie che talvolta passano inosservate. Eitan Gonen, quando gli viene chiesto come la figlia Romi stia vivendo la ritrovata libertà, elenca queste piccole gioie quotidiane, come fossero un promemoria delle fortune spesso dimenticate.
Romi si trova in una camera d’albergo nei pressi di Tel Aviv per la riabilitazione, dopo essere stata liberata da Hamas, che l’aveva presa in ostaggio il 7 ottobre durante il Nova Festival. Durante l’assalto, i miliziani le spararono a un braccio prima di portarla a Gaza. Romi Gonen, insieme a Emily Damari e Doron Steinbrecher, è tra le prime ragazze riscattate in seguito all’accordo precario di tregua. In una foto ormai iconica, Romi appare, quasi in braccio alla madre, su un divano nero.
La vita di Romi, secondo il padre, risplende come un vulcano, ma il recupero fisico richiede tempo e una complessa operazione. Romi, tuttavia, evita di menzionare il tragico giorno del 7 ottobre. All’evento musicale, quando lei e i suoi amici compresero l’orrore in atto, tentarono senza successo la fuga in auto. In quei momenti drammatici, la sua amica intima, Gaya Khalifa, e il conducente, Ben Shimoni, vennero uccisi davanti ai suoi occhi, ed essa stessa fu rapita insieme a un giovane, Ofir Tzarfati, che non ha fatto ritorno.
La ragazza non parla del giorno fatidico ma, appena rilasciata, ha desiderato incontrare i genitori di Gaya, con cui aveva un legame speciale dato da avventure vissute insieme, tra cui un viaggio in Sudamerica. La vicinanza del festival a Gaza era sconosciuta, poiché le coordinate venivano fornite poco prima dell’inizio.
Romi ha condiviso dettagli della sua prigionia: trascorsi tra appartamenti e tunnel, scarsità di cibo e igiene, e la gestione totale della propria vita da parte dei rapitori. Ha perso molto peso, e sta tuttora riadattandosi alle necessità quotidiane come mangiare e bere. Durante la cattività, ha iniziato a mescolare arabo ed ebraico, segno della sua adattabilità linguistica. Tuttavia, la famiglia rispetta i suoi tempi per rielaborare il trauma e segue i consigli degli psicologi, offrendo amore e supporto incondizionati.
Il padre osserva che Romi è particolarmente felice ogni volta che viene liberato un nuovo ostaggio, reiterando che la sua vera guarigione passerà attraverso la liberazione di tutti. Recenti sviluppi sulla tregua hanno sollevato preoccupazioni, ma la famiglia è grata agli interventi diplomatici che hanno reso possibili le liberazioni finora.
Le condizioni degli ultimi ostaggi rilasciati descrivono un quadro agghiacciante, peggiore rispetto a quello delle ragazze. Non c’è dunque tempo da perdere, e sia Eitan che la moglie si sentono rinati, confortati anche dalle parole di Romi al loro primo incontro: “Guarda papà, sono tornata viva!” Un significativo momento di sollievo che ha confermato la speranza portata durante la cattività dalla voce del padre che, attraverso la radio, le diceva che sarebbe tornata a casa.