A Gaza, l’edificio un tempo dimora di Yahya Sinwar è crollato, ridotto a poco più che macerie ad altezza strada, simbolo della devastazione che ha colpito l’enclave palestinese. La decisione del capo di Hamas di attaccare villaggi israeliani nel momento più buio della notte del 7 ottobre 2023 ha portato distruzione e rovina. Tuttavia, quel luogo è ora trasformato in una sorta di monumento dagli stessi che hanno portato questa rovina.

Tra le rovine, Arbel Yehoud e Gadi Moses sono stati liberati dopo 482 giorni di prigionia. La scena è caotica: centinaia di palestinesi si affollano intorno a loro, allungando le mani e spintonando i soldati che li scortano verso i veicoli della Croce Rossa. Moses, un uomo di 80 anni e veterano di un kibbutz, mantiene la dignità mentre ricorda la tragica perdita della compagna, Efrat, e racconta il suo desiderio di ricostruire Nir Oz, il luogo dove ha trascorso la sua vita dedito all’agricoltura e alla pace.

La copertura televisiva di Al Jazeera, emittente qatariota, ha esacerbato la situazione, costringendo il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a sospendere temporaneamente la liberazione di 110 detenuti palestinesi già pronti per essere trasferiti dal carcere militare di Ofer, in Cisgiordania. Solo dopo aver ricevuto garanzie dai mediatori ha potuto autorizzare la loro scarcerazione, con la promessa del ritorno di tre ostaggi entro il giorno successivo. Nel frattempo, cinque lavoratori thailandesi, tra gli stranieri catturati, hanno attraversato la stessa folla ostile per raggiungere la libertà.

Il processo di scambio è stato complicato: Yehoud, formalmente considerata una soldatessa dalla Jihad Islamica, e quindi esclusa dalle prime liste di scambio, è stata finalmente rilasciata solo dopo intense negoziazioni. Gli israeliani hanno bloccato il ritorno degli sfollati nella parte nord della Striscia fino a ottenere il rilascio di ieri. In una svolta significativa, questo scambio di prigionieri ha avuto luogo in due località diverse, con Khan Younis selezionata per commemorare Sinwar e Hamas che ha confermato, per la prima volta, la morte di Mohammed Deif, avvenuta a luglio.

Agam Berger, l’ultima osservatrice a tornare dalla base di Nahal Oz, ha percorso le rovine di Jabalya, città che ha visto scontri intensi tra Hamas e le truppe israeliane per mesi. Questo percorso sembra dimostrare che i militanti jihadisti mantengano la capacità di operare nel nord della Striscia di Gaza, nonostante la distruzione.

Steve Witkoff, inviato americano per il Medio Oriente, ha assicurato che il presidente Donald Trump è determinato a riportare a casa tutti gli ostaggi. Attualmente, rimangono ancora 23 persone nelle mani dei fondamentalisti. Nel corso dei prossimi giorni, verranno stabilite ulteriori fasi di negoziazione per il rilascio di altri sequestrati, con la speranza, sostenuta dall’amministrazione Trump, di raggiungere un cessate il fuoco permanente.

L’accordo prevede ulteriori sviluppi nei prossimi giorni con l’obiettivo di portare a termine lo scambio completo. Resta l’incognita di una pace duratura mentre il mondo osserva attentamente l’evolversi della situazione in quest’area tormentata.

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