I produttori di vino hanno espresso soddisfazione nei confronti dell’Unione Europea quando l’organizzazione ha finalmente rilasciato un piano strategico per risollevare l’industria vinicola, che sta affrontando una diminuzione della domanda, l’aumento dei costi delle materie prime e una burocrazia proibitiva. L’UE, responsabile del 60 percento della produzione mondiale di vino, ha nei paesi come Italia, Francia e Spagna i suoi principali contribuenti in termini di produzione vinicola e vanta un impiego dell’1,4 percento della forza lavoro dell’Unione, contribuendo allo 0,8 percento del prodotto interno lordo. Questi numeri posizionano l’industria del vino al pari dell’industria siderurgica, con un’influenza significativa all’interno della politica di Bruxelles.

A conclusione del 2023, diverse nazioni europee avevano chiesto un immediato supporto alla Commissione Europea. Di conseguenza, l’UE ha istituito un osservatorio del mercato del vino e pubblicato un rapporto dettagliato sui problemi rilevati nel settore, portando alla creazione di un Gruppo ad Alto Livello per la Politica del Vino dell’UE, che ha offerto suggerimenti chiave a dicembre. Christophe Hansen, Commissario per l’Agricoltura, ha sottolineato l’importanza dell’industria non solo a livello economico, ma anche culturale, dichiarando che i vigneti sono una parte fondamentale dei paesaggi e del patrimonio europeo. Il pacchetto di misure presentato, secondo Hansen, si propone di stabilizzare il mercato del vino.

Uno dei punti cruciali del piano prevede la gestione della sovrapproduzione. Il passato della PAC ci ricorda degli eccessi, quando i prezzi fissi incoraggiavano una produzione maggiore della domanda. Problemi simili affliggono l’Europa odierna, che ha imbottigliato circa 150 milioni di ettolitri di vino nel 2024, mentre il consumo attuale si attesta intorno ai 95 milioni di ettolitri. La pandemia di Covid-19 e le chiusure dei bar hanno lasciato cantine colme, nonostante i limiti imposti dall’Unione sui nuovi impianti di vigneti. Per affrontare questo, la Commissione permette ora ai paesi membri di bloccare nuovi impianti in aree già sature, rimuove le sanzioni per mancato utilizzo dei permessi e semplifica i processi per la distruzione controllata di viti e uve. Tuttavia, queste azioni richiedono l’approvazione della Commissione e non sono supportate da nuovi finanziamenti UE. L’opzione di convertire l’alcol in eccesso in alcol industriale non è stata privilegiata.

Un altro obiettivo è l’esplorazione di nuovi mercati, dato che il consumo di vino in Europa è quasi dimezzato dal 2010. Le nuove generazioni, attente alla salute, preferiscono forse cocktail di moda o birre informali. La Commissione vuole quindi standardizzare le denominazioni per vini “light” e “zero” per attrarre consumatori giovani. L’inclusione di promozioni UE fuori dal continente e il supporto per l’eno-turismo sono parte delle misure, migliorando anche le regolamentazioni per i vini aromatizzati.

Sul fronte dell’etichettatura, un importante problema per i produttori è l’obbligo di rispettare diverse norme nazionali sugli ingredienti, che porta a costi elevati e inefficienze. L’introduzione di un’etichetta unica tramite codice QR mira a risolvere ciò. E mentre alcune nazioni prevedono avvertenze sanitarie legate al vino, queste non sono obbligatorie a livello UE.

In risposta ai cambiamenti climatici, dannosi per le coltivazioni, l’UE intende migliorare la resilienza delle aziende vinicole, incrementando i finanziamenti per pratiche sostenibili. Tuttavia, le associazioni, pur apprezzando il rapido intervento, evidenziano mancanze nel piano. In conclusione, mentre questo pacchetto è stato accolto positivamente, esperti come Riccardo Ricci Curbastro e Ignacio Sánchez Recarte mettono in guardia sugli effetti di potenziali guerre commerciali, ricordando le minacce di Donald Trump di pesanti tariffe su beni europei.

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