In un contesto di persistente instabilità politica e repressione in Bielorussia, emerge la figura di Maria Zaitseva, una giovane di 24 anni il cui tragico destino getta luce su un meccanismo di oppressione apparentemente inarrestabile. Cinque anni prima, durante proteste significative contro le elezioni contestate del regime di Aleksander Lukashenko, Maria era diventata un emblema della resistenza. La sua immagine, immortalata ferita su un marciapiede di Minsk, era divenuta simbolo delle scioccanti violenze di quel periodo, attirando l’attenzione globale sulla situazione bielorussa, ma generando un’indignazione limitata.
La repressione del regime di Lukashenko non si fece attendere. Arresti di massa, la chiusura di organizzazioni non governative e la soppressione dei partiti politici furono le risposte a quella rivolta senza precedenti. In questo contesto, Maria, dopo essersi ripresa da gravi ferite fisiche e psicologiche, cercò rifugio nella Repubblica Ceca. Tuttavia, invece di abbracciare una vita da rifugiata, fece una scelta audace e radicale: arruolarsi nell’esercito ucraino per combattere contro le forze di Putin nel Donetsk, decisione che la condusse alla morte il giorno successivo al suo ventiquattresimo compleanno, mentre difendeva le trincee intorno a Bakhmut.
La sua morte, benché nel silenzio delle autorità bielorusse, è stata confermata da un’amica attraverso i social media, ricevendo elogi e il riconoscimento come eroina. La sua determinazione a opporsi sia a Lukashenko che a Putin derivava dal legame di sostegno strategico e militare che univa Minsk e Mosca, in un intreccio che vedeva la Bielorussia cedere il proprio territorio per le operazioni militari russe, aderente anche alla loro dottrina atomica.
In mezzo a questo panorama, Svetlana Tikhanovskaya, la più celebre figura dell’opposizione, continua a contestare il regime da un esilio forzato, rappresentando una voce di resistenza per i numerosi bielorussi che hanno abbandonato la loro patria. La morte di Maria Zaitseva diventa così un simbolo di sacrificio per una libertà mai pienamente conquistata. In un clima di controllo pressoché totale dei media e libertà limitata, le elezioni del prossimo 26 gennaio si prospettano in linea con le precedenti: prive di legittimità e segnate dall’arbitrarietà del potere vigente.
Il sacrificio di Maria viene ricordato e onorato da molti, incluso Tikhanovskaya, che sottolinea come la giovane sia stata l’incarnazione della rivoluzione bielorussa, una figura disposta a tutto per un ideale di libertà. Le sue azioni restano un forte monito di fronte all’assopimento della coscienza internazionale e alle continue violazioni dei diritti umani in queste terre travagliate.