Nelle recenti settimane, l’Europa si trova a fronteggiare una crisi di sicurezza senza precedenti dal secondo dopoguerra. In risposta a questa minaccia geostrategica, un gruppo selezionato di potenze continentali ha intrapreso una mossa inusuale: bypassare il tradizionale modello di consenso dei 27 membri dell’Unione Europea durante le assemblee a Bruxelles, optando invece per un approccio proattivo e autonomo.
Lunedì scorso, Emmanuel Macron ha ospitato un mini-vertice a Parigi che ha visto la partecipazione dei leader di Germania, Italia, Spagna, Polonia, Danimarca, e persino del Regno Unito, nonostante quest’ultimo abbia lasciato l’UE ormai cinque anni fa. Assente dalla lista degli invitati, Viktor Orbán dall’Ungheria e Robert Fico della Slovacchia, considerati troppo vicini a Mosca per essere utili in questa situazione. Anche alcuni stati minori dell’UE, come Lettonia ed Estonia, noti per la loro posizione risoluta nei confronti della Russia, non hanno partecipato al raduno.
Questo tipo di riunione non segue il processo politico generalmente adottato dall’Unione Europea, e l’incontro di Parigi sottolinea la gravità della situazione geopolitica attuale. L’esigenza di un formato più agile nasce dalla frustrazione per le interminabili sedute del Consiglio dell’UE, dove le divergenze spesso portano a proposte annacquate. L’intento degli incontri al Palazzo dell’Eliseo era quello di definire una risposta immediata all’assenza della protezione americana, un tempo data per scontata.
La complessa questione su come l’Europa possa aiutare l’Ucraina a giungere a un accordo di pace favorevole e difendersi dalla Russia si intreccia alle dinamiche politiche transatlantiche, soprattutto con Donald Trump che ha mostrato interesse a distanziarsi dai conflitti europei. Sorprende che, nonostante ampie discussioni, il leader statunitense abbia recentemente espresso la volontà di aprire negoziati diretti con Mosca.
Il vertice ristretto ha mostrato un forte segnale di impazienza verso i complicati iter decisionali basati sul consenso all’interno dell’UE, dimostrando la necessità di un pragmatismo maggiore per affrontare le sanzioni contro la Russia, spesso bloccate da Orbán. Donald Tusk, attuale presidente di turno dell’UE, ha precisato l’urgenza di ricorrere a un simile raduno fra le nazioni più impegnate su questioni geopolitiche.
Un funzionario francese ha sottolineato il desiderio di incominciare con un numero limitato di partner per proseguire poi su altre capitali. Anche se Ursula von der Leyen e António Costa erano presenti, sono stati invitati più come osservatori che come partecipanti attivi alla guida delle discussioni. Von der Leyen ha dichiarato chiaramente l’importanza cruciale della situazione al suo arrivo a Parigi.
L’incontro di Parigi non è un’eccezione nella storia dell’UE, dove spesso le maggiori potenze si sono mosse indipendentemente per ottenere risultati cruciali in tempi ristretti. Tuttavia, questo tipo di approccio non è esente da critiche, poiché tende a escludere voci significative e può creare divisioni all’interno dell’Unione. Il problema dell’esclusione è stato sottolineato dal professor Anand Menon, che ha anche rimarcato la complessità del sistema legale dell’UE che spesso ostacola decisioni pronte in ambito militare.
Macron ha proposto un nuovo concetto, la “coalizione degli invitati”, ma le conclusioni del vertice non hanno prodotto una soluzione immediata per il dilemma di sicurezza dell’Europa. La situazione in Ucraina rimane fragile e, con Trump che esorta l’Europa a prendere l’iniziativa, resta da vedere quale sarà il coinvolgimento americano. La riluttanza di alcuni leader europei, come Tusk e Scholz, a impegnare truppe di pace sottolinea la complessità del rafforzare autonomamente le difese europee senza il supporto statunitense.
In conclusione, sebbene il mini-vertice possa aver segnato un passo avanti verso una strategia coesa, i complessi processi di procurement per la difesa richiedono anni, mentre la Russia è già in assetto di guerra. Se l’Europa avesse voluto essere pronta per una potenziale seconda presidenza Trump, avrebbe dovuto iniziare la preparazione fin dal primo mandato.