Le elezioni presidenziali e il referendum sull’ingresso della Moldavia nell’Unione Europea sono stati al centro dell’attenzione politica del paese, con esiti che mettono in luce una profonda divisione interna. La presidente Maia Sandu, che ha sostenuto con forza il processo di integrazione europea, sperava in un plebiscito a favore del sì, ma i risultati elettorali e le circostanze che hanno accompagnato il voto riflettono un panorama politico molto più complesso e incerto.

Il referendum, convalidato grazie a un’affluenza del 51,4% degli elettori, ha posto una scelta cruciale per il futuro della Moldavia: entrare nell’Unione Europea o restare legata al passato, influenzata da Mosca. L’esito delle votazioni ha mostrato un paese spaccato tra nostalgici della Russia e sostenitori dell’integrazione europea, con una netta divisione tra aree urbane e rurali, giovani ed anziani.

La campagna elettorale è stata caratterizzata da forti tensioni, con la propaganda filorussa che, inizialmente invitando al boicottaggio del voto, ha poi virato verso una chiamata a votare contro il referendum. Questo cambio di strategia si è rivelato cruciale, poiché nelle aree rurali della Moldavia, tradizionalmente più conservative e diffidenti verso l’Europa, la percentuale di voti contrari ha raggiunto il 56%. Al contrario, l’area metropolitana di Chisinau ha votato in maggioranza a favore dell’integrazione europea, cercando di riequilibrare il peso delle zone rurali, ma senza riuscire a ribaltare completamente il risultato.

Uno degli elementi decisivi sarà, come spesso accade in Moldavia, il voto della diaspora, composta da circa 250.000 elettori che vivono principalmente in Romania, Italia, Stati Uniti e Canada. Questo gruppo di elettori, storicamente più incline a sostenere politiche europeiste, potrebbe cambiare le sorti del referendum, ma al momento la situazione appare ancora incerta.

Maia Sandu, che aveva sognato un rapido ingresso nell’Unione Europea, si è trovata di fronte a una realtà più amara. Dopo una giornata elettorale segnata dall’incertezza, la presidente ha tenuto un discorso duro e diretto, denunciando presunte interferenze esterne. Secondo Sandu, forze ostili legate alla Russia avrebbero tentato di manipolare il voto attraverso l’acquisto di consensi, con un investimento di decine di milioni di euro. Sandu ha accusato queste forze di voler condurre il paese in una situazione di instabilità e insicurezza, minando la fiducia dei cittadini nella democrazia.

Le dichiarazioni della presidente non hanno fatto altro che aumentare la tensione, con la prospettiva di uno scontro politico ancora più aspro nei prossimi giorni. La figura di Alexander Stoianoglu, principale avversario di Sandu, si profila sempre di più come una minaccia per l’attuale leadership. Stoianoglu, apertamente filorusso, ha dichiarato che, se eletto, il suo primo viaggio ufficiale sarà a Mosca e in Transnistria, la regione separatista filo-russa che da decenni rappresenta una spina nel fianco per l’integrità territoriale della Moldavia.

Il referendum e le elezioni presidenziali non hanno solo risvolti politici interni, ma sono anche un banco di prova per l’influenza della Russia nell’Europa orientale e per il futuro della Moldavia sullo scacchiere internazionale. Da una parte, l’Unione Europea, che con attenzione osserva i risultati per valutare le possibilità di allargamento; dall’altra, Mosca, che continua a esercitare un’influenza profonda su un paese dove circa il 30% della popolazione parla russo e dove le relazioni economiche e culturali con la Russia sono ancora forti.

Il futuro della Moldavia appare quindi incerto, con una nazione divisa tra il desiderio di un futuro europeo e la paura di abbandonare legami storici e tradizioni. Se da un lato la presidente Sandu cercherà di capitalizzare il sostegno ricevuto dalle città e dalla diaspora, dall’altro i voti delle aree rurali e l’influenza russa continueranno a pesare sul destino del paese. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la Moldavia potrà finalmente voltare pagina o se rimarrà bloccata tra passato e futuro.

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