Recentemente, il ministro della Difesa finlandese Antti Häkkänen ha sottolineato l’importanza di avere una “chiara tabella di marcia” per prepararsi a un possibile ritiro delle forze americane dall’Europa e un riassetto delle loro capacità difensive nel Pacifico. Durante un’intervista successiva a un incontro informale dei ministri della Difesa dell’UE a Varsavia, Häkkänen ha connesso questa esigenza alle nuove dinamiche geopolitiche e alle pressioni derivanti dalla crescita militare cinese nella regione indo-pacifica. Questa prospettiva condivisa dagli Stati Uniti sollecita i paesi europei a coordinare le loro iniziative difensive con quelle statunitensi, al fine di impedire che la Russia possa usufruire di eventuali falle nella sicurezza.
I timori espressi da Häkkänen e da altri leader europei risultano aggravati dalla politica estera dell’amministrazione Trump, che ha incluso una retorica spesso critica verso gli alleati europei della NATO, associazioni economiche tese con l’UE e dichiarazioni in cui si mette in dubbio l’impegno americano a difendere i partner dell’alleanza che non mantengono livelli adeguati di spesa per la difesa. A tal proposito, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius aveva già richiamato l’attenzione sulla necessità di stabilire un piano coerente per la gestione delle capacità europee nel caso di un ritiro americano, senza però ricevere risposta dalle autorità statunitensi.
In mezzo a queste dinamiche, il Segretario di Stato americano Marco Rubio, nel corso di un incontro a Bruxelles con i ministri degli Esteri della NATO, ha risposto a queste preoccupazioni definendole “isteria”, mentre il capo della NATO, Mark Rutte, ha garantito che qualsiasi spostamento delle forze sarebbe effettuato in modo “molto coordinato”, escludendo sorprese all’interno dell’alleanza.
Nonostante le garanzie fornite, la questione del possibile indebolimento delle capacità difensive europee non è sottovalutata. La Finlandia, per esempio, che condivide un confine di oltre 1.300 chilometri con la Russia, e le sue forze di difesa che possono contare su un milione di riservisti, rappresentano un punto critico per la sicurezza del continente. Häkkänen ha sottolineato come l’Europa, senza il supporto militare statunitense, resterebbe vulnerabile e la sua sicurezza necessiterebbe di un rinforzo tramite soluzioni europee.
Da parte sua, l’Unione Europea sta cercando di giocare un ruolo più significativo nella sicurezza e difesa continentale, con proposte della Commissione europea che puntano a sbloccare fondi miliardari per migliorare le capacità militari entro il 2030. Queste proposte, che andranno al vaglio dei leader dell’UE nel prossimo giugno, potrebbero dettare le linee di un impegno più autonomo nella difesa comune.
In sintesi, la situazione attuale presenta dei rischi per la sicurezza europea qualora gli Stati Uniti decidessero di allocare maggiori risorse nel Pacifico, motivo per cui una pianificazione congiunta e una collaborazione rafforzata all’interno dell’UE e con gli Stati Uniti appaiono imprescindibili.