Gli undicimila soldati nordcoreani, giovani e vigorosi, dispersi da due settimane dal fronte di guerra. Inviati a novembre dal leader Kim Jong-un, appaiono ora scomparsi, nascosti tra neve e silenzio. Quella che sembrava una promessa di forza, si è rivelata una fragile illusione: un esercito di terracotta, ritirato senza certezza di ritorno. L’intelligence statunitense e ucraina, come riportato dal New York Times, considera l’unità nordcoreana poco integrata con le forze russe, inaffidabile e in definitiva inutile.

Un ufficiale ucraino ha descritto questi soldati come coraggiosi ma privi di esperienza: molti combattono senza elmetto o giubbotto antiproiettile. Meno peso, certo, li rende agili nel fuggire ai droni, ma al contempo li condanna a morte facile. L’inevitabile cattura li porta a preferire un tragico suicidio, più di mille secondo gli Stati Uniti, tremila per le fonti ucraine, mentre un’analisi britannica stima il 40% tra morti, feriti o prigionieri.

Una triste epopea quella di questi nordcoreani, inviati in una terra lontana dalla madrepatria, alla ricerca di una gloria che sfuma, dicono gli ucraini, non combattono per denaro, ma per tornare come eroi. La Russia, però, non riconosce mai i nordcoreani tra le sue fila, li presenta invece come anonimi asiatici di altre repubbliche ex sovietiche. Spesso deturpa i cadaveri per evitare identificazioni, secondo i servizi segreti britannici.

L’annuncio del loro arrivo è arrivato dal diplomatico sudcoreano Kim Hyung Tae durante un incontro riservato con un vice di Volodymyr Zelensky, in un momento in cui Seul prometteva aiuti vitali. Il messaggio era chiaro: la stretta di mano tra Putin e Kim nascondeva ben altro, l’ingresso in guerra della Corea del Nord con soldati e munizioni in cambio di sostegno russo e risorse vitali.

Eppure, nonostante l’invio delle forze d’élite nordcoreane nel Kursk, la strategia si è rivelata fallace. Mal gestiti, poco coordinati con i russi e mai abituati a ruoli di prima linea, nonostante le motivazioni forti, il loro contributo si rivela inefficace. Il generale ucraino Oleksandr Syrsky sottolinea la loro impreparazione, privi persino delle mappe dei campi minati, finiti a esplodere nel modo più assurdo.

In sintesi, quella che era una manovra di forza e alleanza tra la Russia e la Corea del Nord risulta caduta nella tragedia e nell’inutilità. I nordcoreani mandati a combattere senza essere adeguatamente supportati si sono scontrati con una realtà ben più dura delle loro aspettative.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *