A Södertälje, una località nei pressi di Stoccolma, l’attivista Salwan Momika è stato assassinato nel suo appartamento. Momika, noto per le sue manifestazioni provocatorie contro il Corano, è stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco durante una diretta social su TikTok, dove era seguito da oltre 164mila persone. Le autorità svedesi hanno già arrestato cinque sospettati, sebbene le loro identità non siano ancora state rese pubbliche.
Momika, 38 anni, originario dell’Iraq e di famiglia cristiana ma ateo, si era rifugiato in Svezia come asilo politico dal 2018. Le sue azioni, come bruciare il Corano e altri gesti provocatori, avevano ormai innescato tensioni a livello internazionale, causando crisi diplomatiche con diversi Paesi islamici e rallentando l’adesione svedese alla NATO. Era atteso, proprio il giorno del suo omicidio, il verdetto di un processo dove era accusato di incitamento all’odio etnico.
Le modalità dell’omicidio sono inquietanti: gli assalitori avrebbero fatto irruzione nel suo appartamento passando attraverso il tetto, interrompendo bruscamente il video in diretta, come confermato da un filmato autenticato dalla televisione pubblica svedese SVT. Inoltre, secondo il quotidiano Aftonbladet, uno dei sospetti, un uomo di 45 anni, è stato fermato mentre tentava di fuggire in auto, con un’arma a bordo. Altri quattro sono stati catturati in una struttura nei pressi del luogo del delitto.
Il contesto in cui è avvenuto l’omicidio solleva interrogativi sulla possibile influenza di potenze straniere. Il primo ministro svedese Ulf Kritstersson ha suggerito l’ipotesi di un coinvolgimento esterno, assicurando che i servizi di sicurezza sono al lavoro per verificare questa pista. È noto anche che in Iraq vi era una taglia significativa sulla sua testa, con promesse di ricompense in denaro e oro per chi l’avesse ucciso. Inoltre, il governo iracheno aveva chiesto la sua estradizione.
Nonostante le polemiche internazionali, Momika aveva trovato protezione sotto la legge svedese che garantisce la libertà di espressione, diritto considerato inviolabile nonostante le implicazioni sulla sicurezza. Infatti, in Svezia è possibile svolgere manifestazioni anche se queste generano tensioni diplomatica.
Momika aveva fatto della provocazione il suo tratto distintivo, guadagnandosi non pochi nemici. I suoi atti, spesso compiuti sotto scorta della polizia al fine di garantire la sicurezza, avevano portato a gravi reazioni internazionali, tra cui l’assalto all’ambasciata svedese a Baghdad. Le attività di Momika erano viste con sospetto dal governo svedese, che riteneva che dietro vi fossero attori sostenuti da altre potenze, compresa la Russia.
L’assassinio di Momika ha sollevato molte domande sulla sicurezza interna ed esterna della Svezia, questioni che sono attualmente al vaglio delle autorità locali.