L’Ungheria ha ancora una volta frenato il processo di rinnovo delle sanzioni dell’Unione Europea nei confronti della Russia, sollevando all’ultimo minuto la richiesta affinché l’Ucraina riapra i propri gasdotti, consentendo così il passaggio del gas russo attraverso il continente. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha dichiarato su Kossuth Radio che l’Ungheria non può essere costretta a sopportare un tale peso economico derivante dalle sanzioni e ha esortato i leader europei a considerare seriamente la situazione.
Queste dichiarazioni sono giunte poco prima che i rappresentanti si riunissero a Bruxelles per discutere il rinnovo del pacchetto sanzionatorio dell’UE contro la Russia, che influisce notevolmente sulle transazioni commerciali del paese e blocca circa 200 miliardi di euro di beni sovrani russi. Le sanzioni in questione necessitano di un rinnovo unanime ogni sei mesi da parte di tutti e 27 i paesi membri dell’Unione.
L’origine del malcontento di Orbán sembra essere la recente cessazione di un accordo tra Mosca e Kiev, che garantiva un flusso economico di gas russo verso l’Europa. Insime al premier slovacco, Robert Fico, Orbán ha sottolineato come la carenza di queste forniture potrebbe esporre le loro nazioni a problemi di sicurezza e rincari energici significativi. L’Ucraina, tuttavia, rimane ferma nella sua decisione di non voler rigenerare tale accordo.
La situazione segna una svolta nell’approccio del premier ungherese, che in precedenza aveva consigliato all’UE di aspettare le mosse di Donald Trump in merito alle sanzioni contro Mosca. Tuttavia, Orbán ha cambiato rotta quando Trump ha espresso l’intenzione di inasprire le misure contro Putin. Attualmente, l’attenzione del leader ungherese si è spostata sull’Ucraina.
Secondo Orbán, nonostante l’interesse ucraino a mantenere le sanzioni, le loro azioni stanno interferendo negli affari ungheresi, specialmente in ambito energetico, non permettendo il transito del gas russo verso l’Ungheria. Nonostante ciò, diplomati vicini ai negoziati continuano a credere che alla fine Orbán non opporrà resistenza al rinnovo. Un eventuale accordo potrebbe avvenire già nel prossimo incontro di lunedì a Bruxelles, poiché le autorità devono concludere un’intesa entro la settimana successiva.
Nella schedulazione di lunedì, l’Ungheria non ha chiarito le proprie intenzioni, situazione interpretata positivamente dai diplomatici come un segnale di disponibilità. Non è stato fatto alcun riferimento esplicito a richieste legate all’energia da parte di Orbán, e nulla si è sentito finora da Budapest.
L’evoluzione del rapporto tra Orbán e Trump è stata osservata attentamente a Bruxelles, poiché gli ufficiali erano curiosi di vedere come il premier ungherese avrebbe approfittato della simpatia ideologica con l’amministrazione statunitense. Seguendo l’approccio deciso di Trump verso Putin, i sostenitori delle sanzioni sperano di persuadere l’Ungheria a non opporsi al rinnovo. Intanto, dal World Economic Forum di Davos, il Ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, ha espresso ottimismo sul fatto che l’UE non solo confermerà le sanzioni esistenti ma potrebbe anche adottarne di nuove.