I paesi baltici, tra cui Finlandia, Estonia, Lituania e Lettonia, stanno esplorando nuove strategie per trattenere le navi sospettate di tagliare cavi sottomarini o trasportare illegalmente il petrolio russo. Questa iniziativa giunge in risposta alla crescente frustrazione per l’inefficacia delle sanzioni occidentali contro la Russia, tre anni dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

Secondo diplomatici dell’UE e funzionari governativi, i paesi stanno valutando l’uso delle leggi internazionali per motivi ambientali o di pirateria. In assenza di effetti efficaci, potrebbero essere redatte nuove leggi nazionali congiunte per consentire il sequestro delle navi anche in mare aperto.

Il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, ha evidenziato che quasi metà del commercio sanzionato del petrolio marittimo russo transita attraverso il Golfo di Finlandia, sollevando preoccupazioni di sicurezza ambientale e di attacchi alle infrastrutture sottomarine. Le discussioni si sono intensificate dopo che la Finlandia ha sequestrato una nave sospettata di danneggiare cavi nel Mar Baltico a dicembre.

Le proposte si concentrano su tre principali aree di intervento. Innanzitutto, si prevede di sequestrare le navi che rappresentano rischi ambientali locali, come potenziali sversamenti di petrolio. In secondo luogo, si potrebbe fare ricorso alle leggi sulla pirateria per bloccare le navi che minacciano infrastrutture critiche. Infine, i paesi stanno considerando la possibilità di nuove legislazioni nazionali per agevolare il sequestro delle navi. Ciò potrebbe includere l’obbligo per le petroliere nel Mar Baltico di fare uso di assicuratori riconosciuti.

Tali misure richiedono un coordinamento a livello dell’Unione Europea. Il ministro dell’Energia lituano, Žygimantas Vaičiūnas, ha suggerito che un documento UE sull’interpretazione del diritto internazionale potrebbe rafforzare la legittimità di queste iniziative. Il Mar Baltico è un canale commerciale vitale per la Russia, con un significativo numero di navi “fantasma” che partono dai porti baltici, contribuendo in gran parte alle entrate del Cremlino.

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