Nel corso della sua vita, Papa Francesco ha lanciato un appello incisivo circa la questione del cambiamento climatico, descrivendolo come un grave fallimento della moralità umana. Questa dichiarazione, contenuta nel suo scritto enciclico Laudato Si’, appare oggi, alla luce della sua scomparsa, più rilevante che mai. Francesco sottolineava che non si poteva rinnovare il rapporto con la natura senza prima effettuare un rinnovamento nell’umanità stessa. Tuttavia, l’odierno panorama, caratterizzato da discorsi dominati da avidità, competizione nazionalistica e populismo climatico, sembra distante dalla visione unitaria e curativa proposta dal Papa.
L’enciclica di Francesco giunse in un periodo particolarmente significativo per la moralità climatica. Solo sei mesi dopo, l’Accordo di Parigi emerse come un raro esempio di nazioni che mettevano da parte interessi particolari in favore di un bene comune. Allo stesso modo, l’azione di Greta Thunberg contribuì a mettere in evidenza quanto le generazioni future avrebbero pagato le conseguenze dei costi derivanti dall’uso di combustibili fossili.
Ora, con l’amministrazione di Donald Trump in prima linea nell’assalto alle politiche climatiche, emerge una mentalità sempre più hobbesiana, incentrata sull’individualismo. Francesco aveva chiaramente dichiarato che il cambiamento climatico rappresentava una crisi etica e spirituale, necessitando un cambiamento nell’umanità e non solo una risposta tecnica.
A differenza di alcuni leader contemporanei, come John Kerry o Ed Miliband, che continuano a sottolineare i vantaggi economici della lotta al cambiamento climatico, Francesco non nascondeva il suo disappunto per un approccio limitato alla questione. Egli criticava l’ideologia della tecnocrazia e del progresso, evidenziando come essa avesse offuscato la nostra capacità di percepire i legami con il pianeta.
Francesco sosteneva che la scrittura biblica non giustificava in alcun modo lo sfruttamento della natura. Al contrario, la terra, che ci era stata affidata prima della nostra comparsa, richiedeva una custodia responsabile. Egli invitava ad abbandonare il consumismo sfrenato, considerato una manifestazione di un vuoto spirituale più ampio. Esortava i cristiani a collegare la loro fede a un impegno concreto verso l’ambiente.
Particolarmente attento alle ingiustizie climatiche, Francesco invitava a integrare le questioni di giustizia nei dialoghi ambientali, richiamando l’attenzione sul grido dei poveri e della terra. Anche negli ultimi anni della sua vita, il Papa non smise di promuovere campagne ambientali, sottolineando la necessità di una conversione interiore.
Alla luce di questo messaggio, il suo invito è stato particolarmente rivolto ai vescovi in Brasile, il più grande paese cattolico, dove si terranno i colloqui climatici delle Nazioni Unite. Francesco ribadiva la sua convinzione che la vera crisi fosse nell’umanità, non nel clima, ponendo un enfasi sul bisogno di salvezza dell’essere umano stesso.