Nel contesto della presidenza polacca dell’Unione Europea, emergono nuove strategie volte a limitare le entrate della Russia derivanti dall’esportazione massiccia di petrolio e gas. A distanza di quasi tre anni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, l’Europa continua a sostenere l’economia del Cremlino acquistando ingenti quantità di idrocarburi da Mosca. La Polonia, alleata stretta di Kyiv, si propone di focalizzare l’attenzione sull’importazione di combustibili nel blocco comunitario e promuovere una nuova campagna contro le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) e tecnologia nucleare dalla Russia.

Il governo di coalizione di centro-destra, guidato dal Primo Ministro Donald Tusk, assumerà la presidenza semestrale del Consiglio dell’UE a partire dal primo gennaio. Con economie leader come Francia e Germania in preda a problematiche interne, gli ucraini e i loro alleati più vicini confidano in Varsavia per guidare il cambiamento. Secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air, l’UE ha speso collettivamente oltre 200 miliardi di euro in petrolio e gas russi dall’inizio dell’invasione su larga scala di Mosca. Nonostante le restrizioni a livello comunitario, come l’embargo sulle importazioni di greggio via mare, permangono notevoli scappatoie e alcune tipologie di combustibili vedono un incremento di vendite.

Il Primo Ministro polacco ha da sempre sostenuto l’adozione di restrizioni più severe. Infatti, nel febbraio 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’attacco su larga scala di Mosca a Kyiv, l’ex presidente del Consiglio europeo criticò aspramente quei paesi UE che tardavano ad adottare sanzioni, definendoli come ‘disonorati’, includendo Ungheria, Germania e Italia. In vista della sua presidenza, Tusk ha manifestato l’intenzione di intensificare le barriere contro le importazioni di GNL russo, puntando anche alla tecnologia nucleare e alla catena di approvvigionamento di combustibili che continua a finanziare il Cremlino.

L’entrata in carica della nuova Commissione Europea contemporaneamente alla presidenza polacca offre l’occasione per dimostrare un impegno maggiore nella riduzione della dipendenza energetica dalla Russia. Dan Jørgensen, ex ministro danese per il clima e ora alla guida della politica energetica del blocco, ha promesso di presentare una “roadmap” entro il primo trimestre del 2025 per eliminare progressivamente questo legame. In aggiunta, nuove restrizioni UE sull’esportazione di GNL russo entreranno in vigore nei primi mesi del prossimo anno. Belgio e Francia, principali hub per questo commercio, hanno già annunciato l’intenzione di applicare le nuove regole.

Tuttavia, il cammino verso una politica energetica europea che escluda la Russia incontrerà l’opposizione dell’Ungheria. Il Primo Ministro ungherese, Viktor Orbán, si è impegnato a opporsi a qualsiasi nuova restrizione sull’energia russa, soprattutto riguardo al settore nucleare civile. Nonostante ciò, un compromesso sembrerebbe possibile bloccando nuovi progetti congiunti con Rosatom, la società statale russa nel campo dell’energia nucleare.

Nel frattempo, la possibilità di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca introduce nuove sfide e opportunità per Varsavia. Sebbene Trump abbia manifestato l’intenzione di negoziare una fine al conflitto in Ucraina, gran parte delle sue posizioni restano imprevedibili. La situazione resta complessa, ma la determinazione della Polonia a ridefinire le politiche energetiche dell’UE potrebbe rappresentare un serio ostacolo per il Cremlino nel lungo periodo.

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