La recente decisione della Corte costituzionale di annullare le elezioni presidenziali in Romania ha suscitato un vasto malcontento tra la popolazione, portando decine di migliaia di cittadini a manifestare nelle strade di Bucarest. Organizzati dall’estrema destra rumena, i manifestanti hanno espresso il loro sdegno contro la sentenza che ha dichiarato nullo il voto del novembre scorso, a causa delle sospette interferenze russe e delle presunte irregolarità nella campagna elettorale del candidato populista euroscettico Calin Georgescu.

Le proteste, che hanno mobilitato oltre 20.000 persone secondo le stime della polizia, contro le 100.000 dichiarate dagli organizzatori, si sono svolte al grido di “la democrazia non è un optional”, con il pubblico che agitava bandiere nazionali e contestava l’attuale coalizione governativa pro-europea, i giudici della Corte e il presidente uscente Klaus Iohannis.

Una dimostrazione significativa si era già svolta il venerdì precedente, quando migliaia di cittadini guidati dai nazionalisti dell’ultradestra si sono radunati per contestare l’annullamento del voto da parte della Corte, che aveva bloccato il secondo turno delle elezioni previsto per dicembre. La decisione della Corte è stata motivata da sospetti riguardanti la disinformazione sui social media, l’uso illecito di tecnologie digitali incluso TikTok, e finanziamenti non trasparenti a favore di Georgescu, il quale ha sostenuto la sua campagna unicamente su questa piattaforma dichiarando zero spese.

In risposta alla sentenza, l’avvocato di Calin Georgescu ha depositato una richiesta formale per ripristinare i risultati elettorali. Sebbene Georgescu non fosse presente, ha esortato i suoi sostenitori a mobilitarsi, riuscendo a radunare circa 4.000 persone di fronte al tribunale, dove è stata posta una finta bara con la parola “Democrazia” impressa sopra.

Il leader del principale partito dell’ultradestra, George Simion, ha espresso il suo disappunto, affermando che il popolo si è reso conto troppo tardi di essere stato ingannato. Ha invocato il ripristino della democrazia richiedendo la continuazione delle elezioni interrotte.

In questo contesto, la coalizione di governo ha fissato una nuova data per le elezioni, che si terranno il 4 maggio, con un eventuale ballottaggio due settimane più tardi. Il presidente uscente, Klaus Iohannis, resterà in carica fino a quando il suo successore non sarà eletto, nonostante il termine ufficiale del suo mandato sia già scaduto.

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