L’interesse di Vladimir Putin nel controllo del Belarus è divenuto evidente attraverso una serie di mosse strategiche che hanno progressivamente avvicinato il paese all’orbita di Mosca, senza la necessità di un’invasione militare diretta. Sin dall’utilizzo del territorio bielorusso come base logistica per l’offensiva contro l’Ucraina, fino al posizionamento di armamenti nucleari russi sul suolo bielorusso e al potenziamento dei legami economici e commerciali, Putin è riuscito a trasformare il Belarus in una sorta di satellite del suo immaginario impero sovietico ricostituito.

Le prossime elezioni presidenziali in Belarus, previste a fine gennaio, appaiono già segnate da accuse di brogli e manipolazioni. Durante le precedenti elezioni, la figura autoritaria di Alexander Lukashenko era riuscita a mantenere il potere grazie al supporto cruciale di Mosca, nonostante le imponenti proteste che chiedevano un cambiamento dopo anni di repressione. La stretta collaborazione tra Putin e Lukashenko ha dato i suoi frutti, con il leader bielorusso ora considerato poco più di un burattino nelle mani del Cremlino.

Il 2020 aveva visto un’ondata di speranza tra i bielorussi, con milioni di cittadini probabilmente orientati verso la leader dell’opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya. Tuttavia, quel fervore è stato rapidamente soffocato dalla violenta repressione ordinata da Lukashenko, che ha soffocato ogni forma di dissenso e spinto molti oppositori a lasciare il paese. A oggi, mentre si avvicina un altro appuntamento elettorale, l’opposizione considera un boicottaggio come unica risposta possibile a un contesto politico che non permette alternative.

Nel frattempo, Putin ha consolidato il suo controllo sul Belarus agendo su due fronti principali: politico e militare. Dopo le elezioni del 2020, le quali secondo molti osservatori furono profondamente manipolate, la Russia offrì supporto a Lukashenko, non solo attraverso la propaganda, ma anche minacciando l’uso della forza militare per sostenere il governo in carica. Le forze di polizia bielorusse, con il supporto implicito di Mosca, avevano represso brutalmente i manifestanti, assicurando così la stabilità del regime.

L’influenza russa è radicata nel tessuto economico e militare del Belarus. I due paesi da tempo condividono un’unione politica ed economica, che nel corso degli anni si è trasformata in una dipendenza quasi assoluta, specialmente per quanto riguarda risorse energetiche e commercio. La situazione è ulteriormente peggiorata con la guerra in Ucraina, che ha isolato ulteriormente il Belarus sul piano internazionale.

Alla luce di questi sviluppi, molti attivisti e osservatori esterni sostengono che una transizione democratica in Belarus sarà impossibile finché Putin manterrà il suo ruolo di potere a Mosca. La pressione esercitata dalla Russia non solo limita le possibilità di un cambiamento politico interno, ma permette anche a Lukashenko di continuare la sua politica di repressione e controllo autoritario.

Tuttavia, c’è chi sostiene che un cambiamento di rotta è possibile. Esempi di paesi dell’Europa orientale e centrale che hanno saputo sganciarsi dalla dipendenza russa possono offrire un modello di ispirazione per il Belarus. L’indipendenza politica e economica dovrà però passare attraverso un cambiamento radicale che parta dalla volontà stessa del popolo bielorusso, sfidando tanto l’influenza di Mosca quanto le ingerenze occidentali.

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