Le forze di polizia della Corea del Sud stanno conducendo una perquisizione negli uffici presidenziali di Seoul, a seguito del tentativo fallito del Presidente Yoon Suk Yeol di imporre la legge marziale la scorsa settimana. Nonostante siano riusciti a entrare negli uffici del servizio civile, le forze di polizia non hanno ancora avuto accesso all’edificio principale dell’ufficio di Yoon, bloccato dai suoi addetti alla sicurezza. Queste operazioni rappresentano l’ultimo capitolo di una settimana particolarmente turbolenta per la politica sudcoreana.

Nonostante un voto di impeachment e numerosi appelli alle dimissioni, Yoon è rimasto al potere e si trova ora al centro di diverse inchieste governative, con accuse di insurrezione e tradimento che gravitano attorno alla sua figura. Nel frattempo, l’ex ministro della difesa del Paese, Kim Yong-hyun, che si era assunto la responsabilità della dichiarazione della legge marziale, ha tentato il suicidio mentre era in detenzione, un fatto confermato da fonti ufficiali. Attualmente è tenuto sotto sorveglianza e risulta non avere problemi di salute, secondo quanto riferito dal ministero al parlamento.

Dopo la breve dichiarazione della legge marziale, un numero considerevole di funzionari vicini a Yoon ha rassegnato le dimissioni, lasciando il paese in uno stato di instabilità politica. L’ex ministro Kim è stato arrestato domenica scorsa. Anche il partito Democratico, che detiene la maggioranza nel parlamento, ha criticato l’accordo raggiunto, definendolo “un’insurrezione illegale e incostituzionale, un secondo colpo di stato”. Con Yoon che ha accettato di accorciare il suo mandato e di non intromettersi negli affari interni ed esteri, non è chiaro quale autorità gli rimanga. Tuttavia, le proteste di piazza per le sue dimissioni proseguono.

Diciotto investigatori sono stati inviati mercoledì agli uffici presidenziali per acquisire documentazione relativa a una riunione di gabinetto tenutasi la notte della dichiarazione della legge marziale. Yoon, elencato tra i sospettati nel mandato di perquisizione, non si trovava nei suoi uffici al momento dell’incursione. Ora, gli agenti stanno negoziando con il personale di sicurezza del presidente per stabilire le modalità con cui la perquisizione verrà effettuata.

Prima di diventare presidente, Yoon si era fatto notare come procuratore per aver smascherato alti funzionari, guidando indagini che portarono all’impeachment dell’ex presidente Park Geun-hye nel 2016. Le squadre di sicurezza dei presidenti passati hanno sempre negato l’accesso agli investigatori per perquisizioni simili. Secondo esperti, il tentativo di raid di mercoledì mostra tuttavia che le autorità stanno intensificando la pressione su Yoon e sui suoi sostenitori. Mason Richey, professore associato all’Università di Studi Esteri di Hankuk a Seoul, ha dichiarato alla BBC che le indagini stanno accelerando, includendo Yoon come uno dei bersagli principali. Il testimone anticipa che l’impeachment di Yoon avverrà probabilmente a breve e che seguiranno arresti, interrogatori e accuse di insurrezione. Tuttavia, ha avvertito che la situazione resta fluttuante.

L’ultima perquisizione di un ufficio presidenziale risale a dicembre 2019, quando furono mosse accuse di corruzione contro l’ex vice sindaco di Busan. In quell’occasione, il personale dell’ufficio rilasciò il materiale richiesto senza che i procuratori entrassero nei locali, come da protocollo. All’epoca, il paese era guidato dall’ex presidente Moon Jae-in, e Yoon ha assunto la presidenza solo nel 2022.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *