Le proposte dell’ex presidente Donald Trump di chiudere l’Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze (FEMA) stanno riscontrando resistenza all’interno del Partito Repubblicano, specialmente da parte dei rappresentanti di stati tradizionalmente conservatori. Questi stati, infatti, sono stati spesso colpiti da alcuni dei disastri naturali più costosi degli ultimi anni, e la possibilità di dover gestire autonomamente i conseguenti oneri finanziari li preoccupa notevolmente.

Nonostante un’apertura a possibili riforme, i repubblicani del Congresso mantengono una posizione ferma sulla necessità di mantenere FEMA operativa. Il senatore John Kennedy della Louisiana ha recentemente dichiarato alla stampa che “FEMA non può scomparire” poiché considera la protezione dei cittadini e delle loro proprietà uno dei principali doveri del governo federale.

Le dichiarazioni di Trump sono emerse in un contesto di emergenze climatiche e disastri naturali, tra cui gli uragani Helene e Milton, e gli incendi in California. Durante una visita in una zona alluvionata della Carolina del Nord, l’ex presidente aveva manifestato la sua intenzione di avviare un processo di revisione o eliminazione dell’agenzia, sollevando critiche sul suo operato in occasione di recenti catastrofi naturali. Trump ha espresso il desiderio di delegare la gestione dei disastri direttamente agli stati.

Alcuni funzionari della Carolina del Nord, ancora impegnati nelle operazioni di recupero dopo l’uragano Helene, hanno confermato le carenze nella risposta di FEMA, sottolineandone le inefficienze burocratiche, ma hanno avvertito che gli stati da soli non potrebbero sostenere l’intero fardello del recupero dai disastri.

Per rispondere a queste criticità, tramite decreto presidenziale, è stato istituito un consiglio per valutare e riformare le politiche federali relative alla gestione dei disastri. Cameron Hamilton, incaricato da Trump come amministratore ad interim di FEMA, ha sottolineato che sono già in corso dei cambiamenti interni all’agenzia, con l’obiettivo di migliorare il servizio ai cittadini.

Le controversie sulle politiche di FEMA, oltre che i costi elevati associati ai disastri naturali recenti, hanno messo in luce il dilemma di bilanciare l’efficienza federale con l’autonomia statale. Alcuni senatori, tra cui Rick Scott della Florida, hanno chiesto una revisione critica delle spese dell’agenzia, criticando la gestione che porta, secondo loro, a sprechi enormi di risorse.

Sebbene fosse palese l’esigenza di una riorganizzazione di FEMA che permetta un maggiore protagonismo degli stati nella gestione delle emergenze, l’idea di eliminare totalmente l’agenzia non sembra trovare grande supporto. Infatti, gli stati repubblicani, spesso in prima linea nel ricevere assistenza federale per i disastri, avrebbero molto da perdere da un simile cambiamento.

Ciononostante, ci sono stati appelli a migliorare l’efficienza di FEMA, soprattutto dopo le accuse di pregiudizi politici che avrebbero influenzato le sue decisioni. Nonostante le critiche e le proposte di riforma, la funzione di FEMA rimane cruciale nell’assicurare un supporto tempestivo e coordinato quando insorgono delle calamità.

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