Il 17 gennaio è stata pubblicata una lista con i nomi di 33 cittadini israeliani che verranno liberati nella prima fase del cessate il fuoco, frutto di un accordo tra Hamas e lo Stato ebraico, mediato da Qatar, Egitto e Stati Uniti. Questo accordo prevede la restituzione degli ostaggi in 42 giorni, includendo i 98 ancora trattenuti nella Striscia di Gaza, vivi o morti. Le persone che verranno liberate per prime sono bambini, donne, anziani e individui con problemi di salute. La situazione degli ostaggi è ancora incerta, poiché non è stato confermato se tutti siano ancora vivi. Le salme, qualora fossero, saranno consegnate durante la terza fase della tregua. L’ordine dei rilasci è ancora nebuloso e si prevede che i nomi verranno comunicati almeno 24 ore prima di ogni liberazione.
Domenica 19 gennaio saranno liberati i primi tre cittadini israeliani. Al settimo giorno della tregua saranno seguiti da altri quattro. A partire da quel momento, Hamas consegnerà tre ostaggi a settimana per quattro settimane e, infine, nell’ultima settimana di tregua, torneranno a casa le ultime 14 persone della lista. Quest’elenco è stato inizialmente pubblicato dalle autorità saudite a inizio anno. Ogni nome racconta una storia distinta.
Tra i prigionieri spiccano le figure delle giovani donne e delle soldatesse. Romi Gonen, 23 anni e ex scout, è stata catturata nel deserto durante il festival Supernova. In contatto con la madre fino all’ultimo momento, denunciava di essere stata colpita da un’arma da fuoco. Il suo cellulare è stato poi localizzato a Gaza. Emily Damari, con doppia cittadinanza britannica e israeliana, è stata sequestrata nel kibbutz Kfar Aza e non se ne sono più avute notizie dal 7 ottobre 2023. Arbel Yehud, 29 anni, è stata prelevata con forza dal kibbutz Nir Oz, mentre il fratello è stato ucciso nello stesso attacco.
Un’altra figura è quella di Doron Steinbrecher, infermiera veterinaria di 31 anni, prelevata da Kfar Aza. I suoi ultimi messaggi denunciavano l’arrivo dei sequestratori. Tra gli altri, Shiri Bibas di 32 anni è stata catturata con i suoi due bambini Ariel e Kfir, mentre il marito Yarden è stato preso separatamente. Kfir, che ha poco più di un anno, è il più giovane tra gli ostaggi.
Le soldatesse Liri Albag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniella Gilboa e Naama Levy raccontano storie di sequestro e paura. Alcune di loro sono state viste per l’ultima volta in video diffusi dai rapitori. Tra gli uomini sopra i 50 anni, ci sono Tsahi Idan, Ohad Yahalomi, Eli Sharabi, Ofer Calderon e Ohad Ben Ami, le cui storie sono intrise di tristezza e tragedia. Ognuno di loro ha vissuto momenti drammatici nei rispettivi kibbutz prima di essere catturati dai terroristi.
Queste storie sono il riflesso dell’umanità dietro i numeri ufficiali e delle tragedie individuali nel più ampio contesto del conflitto in corso.
Naima Levy mi fa pensare alla mia sorella, coraggio e amore per tutte le donne rimaste. Che si salvi tutto il possibile.
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Ma come mmai solo ora si fa ssto acordo? C’eran prima magari da faarli tornare a casa sti poveretti!
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Sì, è davvero straziante vedere come la crudeltà possa portare a situazioni così difficili. Anche io spero che tutti gli ostaggi possano tornare sani e salvi dalle loro famiglie. La forza e la resilienza di queste persone e dei loro cari sono davvero ammirevoli.
Sono completamente d’accordo. È un duro promemoria di quanto la forza dello spirito umano possa brillare anche nei momenti più bui. Speriamo davvero in un esito positivo per tutti loro.
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