La situazione attuale tra la Commissione europea e i giganti tecnologici americani, Apple e Meta, è caratterizzata da incertezze e aspettative disattese. Nonostante sia scaduto il termine, fissato dalla stessa Commissione, per la finalizzazione dei procedimenti relativi alla violazione delle leggi digitali dell’Unione europea da parte di queste aziende, l’attesa continua. Sorprende l’assenza di una dichiarazione ufficiale riguardo a quando verranno annunciate le sanzioni e quale sarà la loro entità. Sebbene la Commissione sostenga che si tratti di un semplice prolungamento delle normali procedure, il contesto complesso del commercio globale non può essere ignorato, così come nemmeno le osservazioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulle possibili reazioni degli Stati Uniti in termini di escalation tariffaria.

Le questioni politiche legate a questo scenario si stanno delineando sempre più, con crescenti speculazioni sul fatto che il ritardo sia principalmente dovuto alle tensioni commerciali tra l’Europa e gli Stati Uniti piuttosto che a un rallentamento delle attività amministrative dell’UE. Stéphanie Yon-Courtin, europarlamentare francese, ha espresso preoccupazioni sui segnali inviati dalla procrastinazione delle indagini, considerandole un fattore che mina l’autorità dell’Unione europea nell’imporre le proprie leggi digitali.

Era previsto che la Commissione prendesse delle decisioni a seguito delle indagini sui comportamenti di Apple e Meta, ritenuti non conformi alle normative dell’Atto sui Mercati Digitali, dopo il 28 marzo. Tuttavia, le dichiarazioni di Trump, che definiscono queste regolamentazioni come una forma di “estorsione estera” nei confronti delle imprese americane, hanno aumentato la tensione. Ciò è stato seguito dalla minaccia della Casa Bianca di introdurre tariffe aggiuntive e da forti critiche da parte delle autorità antitrust statunitensi.

John Davies, esperto di antitrust, rileva come la situazione attuale rifletta un cambiamento significativo, dove le normali dinamiche competitive sono ora influenzate da considerazioni politiche. Il processo decisionale su quando procedere con le sanzioni sembra infatti orchestrato e influenzato da dinamiche esterne alla semplice gestione della concorrenza. La dilazione nella comunicazione delle decisioni su Meta e Apple fa pensare a una strategia di gestione temporale accuratamente ponderata.

Dall’altro lato, il professor Tomaso Duso ha avvertito che la percezione dell’implementazione delle regolamentazioni come mossa politica piuttosto che come decisione basata su criteri giuridici ed economici potrebbe compromettere la legittimità delle azioni dell’UE, creando un effetto domino di reazioni dagli Stati Uniti. Politici come Anna Cavazzini, presidente del comitato per il mercato interno del Parlamento europeo, ritengono che la strategia della “pazienza strategica” debba concludersi allorché entrano in gioco gli obblighi legali dell’Unione.

Un altro elemento di complessità è la proposta di tasse sui servizi digitali come parte delle contromisure tariffarie. La Commissione cerca di trattare le sanzioni per violazioni dell’Atto sui Mercati Digitali e la tassazione dei ricavi pubblicitari come argomenti distinti, ma l’intreccio politico risulta inevitabile.

Secondo alcuni esperti, come Monika Schnitzer, le valutazioni politiche sono sempre state una componente anche nelle applicazioni comuni delle leggi sulla concorrenza. Essi sottolineano l’importanza per la Commissione di rimanere fedele ai principi legali e regolamentari.

In tale contesto, osservatori internazionali come Cristina Caffarra evidenziano come gli Stati Uniti stiano sviluppando le loro politiche antitrust con un approccio fortemente orientato all’interesse nazionale, mentre l’Europa deve tener conto di questo cambiamento di scenario. Le discussioni relative alle sanzioni dell’Atto sui Mercati Digitali si intrecciano ora con quelle sulle tariffe commerciali, richiedendo una riflessione strategica sul posizionamento dell’Europa sulla scena globale.

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