La guerra moderna assume forme molteplici e inaspettate, al punto da diventare difficile tracciarne i confini precisi. Dal 2022, si sono susseguiti almeno 150 atti di sabotaggio contro infrastrutture vitali come treni, impianti idrici, gasdotti e ospedali, evidenziando un nuovo campo di battaglia sotterraneo e sottomarino. Una delle protagoniste di questa oscura dinamica è la Yi Peng 3, una portarinfuse che, con il proprio percorso insolito, sembra aver lasciato mezza Europa del Nord in difficoltà energetica.

La nave ha solcato le acque cinesi per cinque anni, trasportando materiali pesanti come ferro e carbone. Tuttavia, a metà novembre, ha effettuato una sosta a Ost-Ulga, in Russia, per poi dirigersi verso il Kattegat, lo stretto tra il Mare del Nord e il Baltico, senza un chiaro obiettivo. Il misterioso viaggio ha culminato con la rottura di importanti cavi sottomarini che garantiscono l’elettricità a nazioni come Finlandia, Estonia, Lituania e Svezia.

L’apparente coinvolgimento della Yi Peng 3 in questi avvenimenti non è un episodio isolato. Il 17 novembre, un blackout ha colpito la Lituania e l’isola svedese di Gotland mentre la nave attraversava un cavo sottomarino. Inoltre, in ottobre 2023, un gasdotto tra Finlandia ed Estonia è stato “accidentalmente” danneggiato da un cargo di origine cinese. Episodi precedenti, come le esplosioni misteriose del settembre 2022 che distrussero il gasdotto NordStream, hanno alimentato ulteriori sospetti, con l’Ucraina a lungo accusata della responsabilità.

Sorge, dunque, il sospetto di una regia più ampia dietro questi atti, che puntano al coinvolgimento di navi cinesi e russe. La situazione si fa tanto più tesa quando ci si trova di fronte a relazioni internazionali intricate e giochi di potere geopolitici. Di recente, una petroliera con bandiera delle Isole Cook, la Eagle S, legata alla rete di sanzioni evase da Vladimir Putin, è stata fermata per il sospetto di essere coinvolta nel sabotaggio del cavo dati EstLink 2 in Estonia.

La reazione dei governi coinvolti non si è fatta attendere. Il primo ministro finlandese Petteri Orpo ha dichiarato l’intenzione di intraprendere contromisure rigorose contro le interferenze con le infrastrutture sottomarine del paese, esprimendo la possibilità di chiudere il Baltico alle navi di provenienza cinese e russa. Tuttavia, da Mosca si respinge con forza qualsiasi accusa, bollando le insinuazioni come assurde.

Le indagini degli altri paesi coinvolti non si fermano. Le autorità svedesi, tedesche, finlandesi e danesi hanno intensificato le loro ricerche, sorvegliando la Yi Peng 3 con mezzi navali e satellitari, e hanno persino condotto interrogatori al suo equipaggio. L’ipotesi emergente suggerisce un coinvolgimento dell’intelligence russa, che avrebbe finanziato operazioni di sabotaggio attraverso metodi come il trascinamento delle ancore per danneggiare i cavi sul fondo del mare.

Mentre le ricerche continuavano, la Yi Peng 3, nel frattempo, ha ripreso il suo cammino, dirigendosi verso Port Said, lasciando dietro di sé una scia di interrogativi e tensioni diplomatiche. Tuttavia, nonostante gli sforzi investigativi e le crescenti preoccupazioni internazionali, il mistero della Yi Peng 3 e della guerra ibrida continua a essere un enigma complesso da risolvere, con ripercussioni che influenzano l’equilibrio delle relazioni globali.

Un pensiero su “Sabotaggi sottomarini: la guerra ibrida conquista il Mare del Nord”
  1. Io non capisco più niente di queste cose, ma se una nave va in giro a rompere cavi, qualcuno deve intervenire subito! Troppa politica e pochi fatti concreti, alla gente comune serve energia sicura ogni giorno. Mica se campa con le discussioni!

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