Nelle stanze del potere di Bruxelles si sta consumando una battaglia interna alla Commissione europea riguardante il destino della Politica Agricola Comune (PAC). Christophe Hansen, Commissario per l’Agricoltura, si sta opponendo con fermezza a qualsiasi tentativo di smembramento di questa politica, mentre la presidente Ursula von der Leyen e il capo del bilancio Piotr Serafin stanno esplorando modalità per riformare la struttura della PAC, che ammonta a 387 miliardi di euro.
La proposta in discussione, originata da Serafin, intende mantenere i pagamenti diretti agli agricoltori, considerati un elemento cruciale. Tuttavia, prevede anche di inserire i fondi per lo sviluppo rurale all’interno dei piani nazionali di riforma. Per Hansen e per un’ampia parte della comunità agricola, questa mossa è inaccettabile. Il Commissario insiste sulla necessità di non alterare la struttura a due pilastri della PAC, la quale assicura un supporto costante agli agricoltori attraverso sostegni diretti al reddito e finanziamenti per lo sviluppo delle aree rurali.
Molti ministri dell’Agricoltura degli Stati membri difendono storicamente l’integrità e l’autonomia della PAC, poiché garantisce finanziamenti dedicati che non devono competere con altre priorità nazionali. Il timore è che integrare questi fondi in più ampi progetti nazionali possa diluirne l’efficacia. Gli agricoltori devono infatti già affrontare una rete complessa di regolamentazioni ambientali in cambio del sostegno ricevuto, e ulteriori condizioni potrebbero complicare ulteriormente la gestione dei fondi.
Questo dibattito avviene in un contesto di pressioni crescenti sul bilancio dell’Unione Europea. Le richieste di spesa per la difesa, la tecnologia verde e altri settori stanno mettendo sotto esame ogni voce di bilancio, compresa la PAC. Sebbene la Commissione non stia formalmente proponendo tagli alla PAC, molti paesi vedono con sospetto questi tentativi di ristrutturazione come una minaccia alla loro autonomia decisionale.
La proposta di suddividere il budget della PAC in parte tra pagamenti diretti e fondi di sviluppo rurale collegati ai piani di riforma nazionali rappresenta una controversa soluzione di compromesso. Tale mossa potrebbe migliorare le prestazioni economiche dei paesi membri, secondo i sostenitori. Tuttavia, critici all’interno della stessa Commissione sollevano preoccupazioni riguardo all’effettivo impatto di una simile redistribuzione.
Mentre Serafin assicura che le nuove condizioni saranno strettamente legate a obiettivi agricoli, il timore di Hansen e dei suoi alleati è che una parziale ristrutturazione potrebbe minare l’intera logica della PAC, incidendo sulla sua tenuta nel lungo periodo. Gli agricoltori temono che tale revisione apra la strada a ulteriori riforme in futuro. Nel frattempo, tutti gli occhi sono puntati sulle prossime mosse della Commissione, con una proposta formale sul bilancio a lungo termine attesa per giugno. L’incognita maggiore rimane se i fondi destinati all’agricoltura riusciranno a rimanere intatti.